commenta
L'ex portiere del Milan, Zeljko Kalac, ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva a IlBiancoNero.com. Diversi i temi affrontati, da quello che è stato il suo passato in rossonero, fino alla carriera da allenatore del suo ex compagno di squadra Andrea Pirlo, oltre al futuro tanto discusso di Paulo Dybala.

Il ricordo più bello che hai di quando eri in Italia?

‘Sono pieno di bei ricordi. Ho avuto una fortuna enorme a giocare con campioni di quel calibro, una delle squadre più forti di sempre. Tutti parlano della squadra e dei giocatori di quel Milan, ma come uomini e come persone erano al top, non credo che ci sono ancora giocatori cosi nel mondo di oggi, soprattutto a livello umano. I giovani crescono in un modo diverso rispetto a prima, tra telefoni, computer, social media che, a mio avviso sono una cazzata a tutti i livelli. Non accade solo in Italia questo, anche noi in Australia abbiamo gli stessi problemi. Nel 2006 avevamo giocatori che partecipavano nei migliori 5 campionati d’Europa, ora non ce n’è neanche uno.

Di cosa ti stai occupando in questo momento?

‘In questo momento mi trovo in Croazia, volevo scappare dall’Australia perché qui c’è più libertà. Sono sempre a contatto con il mondo del calcio e credo sia impossibile uscirne'.

Come vivevate le sfide contro la Juve?

‘Sapevamo tutti che la Juve era una delle squadre piu forti, ma quando giocavi in quel Milan non guardavi mai contro chi giocavi. Ancelotti è uno che ha sempre pensato a come giocare la sua partita e quando scendevamo in campo dipendeva solo da noi’.

Come ti spieghi il fatto che in quegli anni il Milan arrivava sempre in fondo in Champions e in Italia stentava?

‘Era la musica della Champions (ride n.d.r). Io non ho mai visto una squadra del genere, se questi volevano allenarsi bene erano imbattibili. Negli allenamenti vedevi veramente tutta la loro classe e piu li osservavo piu mi rendevo conto che non c’era nessuno che poteva batterci. Se giochi il mercoledi in Champions e vai a vincere a Monaco, era normale che poi andavi a Reggio Calabria e perdevi’.

Chi era più forte tra Stam, Nesta e Maldini?

‘E’ troppo difficile. Io avevo la fortuna di stare in panchina e avere il miglior biglietto dello stadio, ma averli davanti a te ti faceva venire i brividi. Io dovevo essere pronto per un paio di tiri a partita al massimo ed essere presente. Il maggior rispetto nel mondo del calcio lo porto a Maldini. Come persona, come uomo, per la disponibilità che ha sempre avuto, è uno che non ha mai avuto rivali’.

Lo pensavi già all’epoca che Pirlo potesse diventare allenatore?

‘Assolutamente no. Non pensavo neanche che Gattuso prendesse questa strada, quando giochi non pensi a queste cose. In quella squadra non avrei mai visto Pirlo come allenatore. Secondo me la Juve è stata solo una transizione, non poteva vincere. Era impossibile perché non è stata la vera Juve e lo si sapeva da subito’.

Pensi che il ruolo del portiere sia cambiato nel corso degli anni?

‘Ai nostri tempi cercavano le stesse cose di ora. Si guarda troppo al portiere che sa essere bravo con i piedi e a volte quando parlo con qualcuno di qualche portiere, come primo commento sento: ‘E’ bravo con i piedi’. Questo mi fa veramente rabbia, cosa vuol dire che è bravo con i piedi?. Un portiere deve saper parare, saranno poi i vari Stam o Nesta che dovranno far ripartire l’azione ma io devo solamente passarla a uno di loro. Noi ci mettiamo i guanti solo per un motivo, certo devi essere bravo con i piedi ma non devi creare il gioco’.

In quei tempi c’era la forte concorrenza tra Dida e Buffon, chi ti piaceva di più?

‘Entrambi fortissimi, avevo la fortuna di vederli al top. Gigi mi è piaciuto ed è stato quello al quale mi sono sempre ispirato. E' stato un mio idolo. Quando ho iniziato a lavorare con Dida invece, mi sono accorto di avere davanti un mostro perché non ho mai visto un portiere giocare così bene, per me era un piacere immenso lavorare con lui. Il mio ruolo era quello di aiutare lui quando venivo chiamato in causa e alla fine bisogna solo capire qual è la tua posizione all’interno della squadra. Ancelotti sapeva quale era il suo 11 più forte ma ha comunque fatto giocare tutti e sapeva chi doveva far giocare e quando doveva farlo'.

Prenderesti Dybala al Milan?

‘Maldini ha fatto un lavoro enorme e sa quello che serve al Milan. Sanno tutti che Dybala è un giocatore forte e che potrebbe servire tantissimo alla causa dei rossoneri, però c’è da considerare anche i troppi infortuni che ha avuto nella sua carriera e questo mi spingerebbe a non prenderlo. Credo che ci sia qualcosa di sbagliato anche nella preparazione, altrimenti è strano che abbia un minutaggio così basso e soprattutto tutti questi stop'.