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Quei metri che sembrano infiniti, il pallone tra le mani. Un giro alla sfera fino a piazzarla sul dischetto, l'attesa del fischio, uno sguardo rapido all'arbitro e si calcia. Un pallone che sembra pesi chili, o forse quintali, quando in realtà il suo peso è sempre quello di 450 grammi. Cosa c'è dietro questo pallone? Un trofeo, una gara, una vittoria, un'esultanza e tante altre cose. I calci di rigore, questi ostici avversari. Questa è la camminata di Sofia Cantore ieri, che si è diretta verso la porta difesa da Camelia Ceasar per calciare il quinto dei calci di rigore.

E POI? - In fondo, una canzone dello Zecchino d'Oro diceva: "Se mi parano il rigore c'è anche il lato positivo: pensa al babbo del portiere". Come in ogni gara c'è un vincitore e c'è chi ne esce sconfitto. Tuttavia anche chi ne uscirà con le ossa rotte ne trarrà insegnamento, forse anche più di chi ne è uscito vincitore. Sono errori che probabilmente rimarranno come cicatrici nel cuore e saranno sempre fissi nella mente di chi li calcia. L'errore però è umano, fa parte del gioco. 

COSA CI LASCIA - Chi sbaglia però è sempre chi ha avuto il coraggio di rischiare, di provarci. Chi ha avuto il coraggio di sollevare quel pallone che poteva pesare quintali, di percorrere quegli infiniti metri dal cerchio di centrocampo al dischetto. Un gesto però passa inosservato: immediatamente il volto di Sofia si riempie di lacrime. Le lacrime di delusione, forse anche un po' di tensione che stava calando, quelle di chi si sente tremendamente colpevole. Benedetta Glionna, che però di maglia veste quella della Roma prima di esultare con le sue compagne, corre ad abbracciare Sofia Cantore con cui è legata da una grande amicizia fuori dal campo. È "tutto" qui, nel gesto di Glionna. E quindi, i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di calciarli. Una frase riassume tutto: "Era cadere e rialzarsi ascoltando il dolore, sentire come un abbraccio arrivarti dal cuore, di chi ti ha visto incantare il mondo dietro ad un pallone, senza nascondere mai l'uomo dietro il campione". Proprio come cantava Diodato. Quindi oggi, cara Sofia, non sentirti in colpa, errare è umano e fa parte del gioco.