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Tudor è scomodo e lo sta facendo capire
Tudor e l’etichetta della juventinità
Igor Tudor è uno juventino che è tornato a casa. Ma non è tornato a casa perché juventino. Igor Tudor ha, ormai, una lunga carriera da allenatore in costante ascesa. Dovunque sia andato ha portato i suoi princìpi di gioco, la sua impronta tattica è stata evidente e le prime tracce si sono viste anche nella prima uscita della sua Juventus, ieri sera contro il Genoa. Ed è su questo che Tudor vuole essere giudicato: sul suo impatto sulla squadra, sugli obiettivi sportivi raggiunti, sui risultati.
Bello il saluto dei tifosi sotto il JHotel, bella l’accoglienza della Curva con cori e striscioni e, in generale, il calore del pubblico presente all’Allianz Stadium. Ma non basta essere profondamente juventini per sedersi sulla panchina bianconera. Aiuta. Ma non basta. E questo Tudor lo sa bene e lo ha rimarcato nel pre partita per poi, nel post, ribadire: “Sì, belle le emozioni, ma conta vincere”. Ecco, l’impressione è che il tecnico croato non ci stia a passare da figura simbolo, da mascotte messa lì temporaneamente per acquietare i tifosi e calmare le acque. Igor Tudor si sente allenatore – e ci mancherebbe -, e su questo vuole essere giudicato. Sui duelli vinti e non sugli striscioni ricevuti; sulle vittorie e non sui cori a favore.
E, attenzione, non si confondano aneddoti e saluti ai tifosi come ruffianeria. Tudor è uno che la Juventus ce l’ha dentro sul serio e non per convenienza. Uno che ha aspettato la chiamata della Vecchia Signora come si aspetta il Natale quando ancora, magicamente, ci si illude che un signore con la barba bianca ci riempirà dei regali. E quanti di noi, nella letterina indirizzata verso il circolo polare artico, avranno chiesto le magliette di chi è stato compagno di Tudor alla Juventus: Del Piero, Zidane, ecc…
Aver vissuto la Juventus aiuta a sostenere il peso di essere l’allenatore della Juventus. Ma essere juventini non è tutto: Tudor lo sa e sta cercando di farlo capire a tutti. Anche sbattendo le mani al tavolo come ha fatto in conferenza stampa: contano i risultati, conta vincere. Il resto, qualcosa più qualcosa meno, sono orpelli.
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