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Tra la frustrazione per l'ennesima prestazione deludente e il "sollievo" successivo per la vittoria dell'Atalanta sulla Roma che garantisce alla Juve la qualificazione in Champions League, forse sono passate un po' troppo sottotraccia le parole di Adrien Rabiot al termine della partita. "Futuro? Non sono l'unico qui. In tanti non sanno cosa fare l'anno prossimo, anche nello staff, in tanti dobbiamo ragionare". 

Il fatto che Rabiot, tanti altri giocatori e la guida tecnica (compreso ovviamente lo staff appunto), abbiano il futuro più che mai incerto non è una novità. Questa situazione è nota a tutti ma esporlo pubblicamente denota come sia un fattore centrale, almeno nella testa del centrocampista francese. Un fattore che può definirsi "problema", per come Rabiot ha tirato fuori l'argomento dopo probabilmente la peggior prestazione (visto il contesto) della stagione. 

"Come dice il mister è sempre una roba mentale", ha aggiunto Rabiot analizzando il pareggio contro la Salernitana. E se è "sempre una questione mentale" allora, il fatto che ci sia così tanta incertezza sul futuro, può incidere. Non si tratta di giustificare - impossibile farlo dopo questi mesi - ma di capire come sia possibile avere un rendimento di questo tipo. Il messaggio forse è anche per la società allora. Come se tutto il gruppo (giocatori e staff) -sempre andando dietro le parole di Rabiot - non sia stato messo nelle migliori condizioni mentali per affrontare il finale di stagione. 

Rimangono poi i fatti e ciò che si vede. E Rabiot, nonostante il gol nel finale, fa parte di quei giocatori che avrebbero potuto e dovuto dare di più, anche per la centralità che si era meritamente guadagnato nella passata stagione. 


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