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Come può cambiare, un gol al 94', un giudizio su una partita intera? Eh, è la forza del calcio: tutto passo dal risultato, la Juventus ne ha fatta una filosofia. Di sicuro, considerando tutti gli aspetti, di campo e d'ambiente, questo è il momento più complicato di tutti per Thiago Motta. Che a Via del Mare stava per vincere la prima partita sporca, e invece torna a casa con un pareggio che equivale sostanzialmente a una sconfitta. E' arrivato troppo tardi per avere un colore differente, e ha fatto emergere tutti i cattivi pensieri accumulati nell'ultima mezz'ora di gara. 


Lecce-Juventus, le scelte di Motta nel mirino


Tipo, tanto per iniziare: perché quei cambi? E perché così? La Juve si è scoperta da sola, accorciando una coperta che si era già fatta delle dimensioni di una sciarpa. La sensazione era che la squadra bianconera potesse star bene anche così, a lottare con le unghie e con i denti, pure perché davanti si spalancava una settimana per lavorare. 

I rischi nel finale sono stati dettati certamente dalla condizione ballerina, però tutto il resto è stato praticamente auto-prodotto. La difesa (un po' impacciata) è caduta sotto il peso delle insicurezze generate dai cambi. Il gioco tanto decantato è venuto a mancare con l'inserimento dei nuovi elementi, che hanno spezzato quel minimo di incantesimo che reggeva. E che produceva. 

Insomma: non ha avuto ciò che voleva, Motta. E chissà poi cos'è, che voleva. Non si è mica capito. Di sicuro, pure delle scelte iniziali non può essere felice: Weah ha dato poco, Yildiz resta larghissimo e sfrutta il 50% del suo potenziale, Conceicao si carica di troppe responsabilità e Koopmeiners invece è praticamente il caso opposto: ne prende troppo poche. 

Siamo a dicembre e lo scudetto sfila via sui sogni altrui. Sarà complicato riaccorciare come fatto qualche settimana fa. Sarà ancor più dura digerire questo pari con tutta la pressione pronta ad arrivare pure in Champions. Ogni pallone peserà una tonnellata, e i giovani danno quanto tolgono. E' sempre stato così.