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La sensazione resta quella lì: che manchi qualcosa, e qualcosa di più concreto. La partita di Koopmeiners allora è esattamente come quella di San Siro, con la differenza che stavolta l'influenza non è che abbia bussato alla sua porta, tutt'altro. Allora eccoci qui, praticamente alla resa dei conti: cosa sta dando di più Teun Koopmeiners? Si affannano tutti a dire come e quanto leghi il gioco, però alla fine mancano sempre i puntini sulle I. Cioè: negli ultimi metri alla fine non punge, e non comanda mai davvero l'azione offensiva. Ed è un peccato. 


Koopmeiners in Aston Villa-Juventus


Un peccato doppio se si pensa come la Juve si sia affidata totalmente a Koop nelle partite in cui Dusan Vlahovic non s'è visto perché infortunato. Un peccato triplo se consideriamo pure l'investimento, quasi anche emotivo, che i bianconeri hanno fatto nei confronti dell'olandese. Per ora, con tono oggettivo: poco pervenuto. A prescindere dai numeri "da tabellino", quelli che mancano più di ogni altra cosa. 

Il Koop visto a Birmingham è stato il Koop visto un po' ovunque, quel giocatore funzionale nel sacrificio e però un dieci troppo schiacciato dai pensieri sul "da farsi". Per capirci: se Teun non arriva faccia alla porta è anche per il compito da mezzala che svolge, non solo perché c'è l'impegno nella doppia fase. Tocca allora considerarlo in maniera differente rispetto all'Atalanta, dove pure svariava su tutto il fronte, andando a colpire specialmente in quello offensivo. E' un centrocampista come un altro, tutto sommato, se non teniamo conto dei 60 milioni. Con licenza di attaccare, certo, ma solo dopo aver svolto tutti i compiti sul taccuino. 

Il problema semmai è che ora rischia di annebbiare la testa con gli inevitabili pensieri negativi. Il primo a soffrire di quest'impotenza sembra essere proprio Teun, spento e per questo forse pure poco coraggioso. Sarà altro tema sul tavolo di Thiago: nicchiare non può bastare, non stavolta.