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Sara Oliva, psicologa dello sport, ha rilasciato un'intervista a Tuttosport in cui ha analizzato il momento della Juventus: "In generale, un periodo molto positivo può portare a crearsi zone di confort nelle quali è un po’ più difficile andare a porre l’attenzione rispetto a quando si è in allerta. Non credo però che possa essere stato questo il caso della Juventus, perché stiamo parlando di una squadra giovane, che non ha alle spalle risultati sportivi importanti sui quali sedersi e non porre attenzione a certi dettagli. Forse si potrebbe parlare di un po’ di confusione sugli obiettivi".
 


POCA CHIAREZZA NEGLI OBIETTIVI - "È importante porsi un focus chiaro e coerente tra tutte le parti da inizio stagione. Parlo di obiettivo a lungo termine, perché poi chiaramente ce ne è uno in ogni gara. Se questo non è chiaro tra tutte le componenti, anche i tifosi, diventa poi difficile andare a guardare il rendimento e valutarlo di giornata in giornata. Si è parlato di primi quattro posti, ma spesso i giocatori hanno sostenuto di dover e voler ambire allo scudetto: dal mio personalissimo punto di vista mi è sembrato che non ci fosse chiarezza sugli obiettivi da raggiungere e questo può portare confusione e cali di rendimento".
 
STRASCICHI DELL'ANNO SCORSO? - "No, c’è stata un’estate di mezzo, nuove mete e poi in generale tutto ciò che può aver portato una crisi diventa evolutivo per diventare più forti. Il dolore non lascia solo strascichi negativi, ma anche esperienza: ce lo insegnano i bambini, quando c’è una crisi è perché c’è un passaggio evolutivo".

"Questo si collega un po’ a quello che dicevamo prima. Se gli obiettivi fanno riferimento alla gara singola e non a un traguardo stagionale condiviso, alla prima occasione in cui ci si trova di fronte a una variabile inaspettata, che può essere una sconfitta o un avversario più forte, ci può essere un calo. Ma perché non si è settati su un percorso globale: è come se io, da persona comune, ho una giornata storta e metto in discussione un anno di vita. Non avrebbe senso perché io so che faccio parte di un progetto più grande e da lì faccio un’analisi molto tranquilla di assunzione delle responsabilità e di cosa ha funzionato e cosa no. Per poi ripartire lavorando sulle specifiche azioni che possono essere state deficitarie. Dal mio personalissimo punto di vista mi sembra che ci sia stata poca condivisione sull’obiettivo e questo genera confusione".