Non è finito il 2024, ma sono già finiti parecchi sogni. Quello scudetto, tanto per iniziare. Però soprattutto l'idea di avere una squadra feroce, aggressiva, organizzata. E bella. Sempre bella. Bella proprio perché continua. Di tutte quelle promesse, ecco, il destino ne ha mantenute giusto qualcuna. Il tempo di illuderci, di permetterci di guardare altrove davanti alle prime avvisaglie. Di poterci giocare la carta della sfortuna - tipo gli infortuni -, o della pazienza, perché poi il progetto era una cosa nuova e come tutte le cose nuove c'è un tempo d'attesa per vederle realizzate.
11 pareggi in 18 partite sono una mostruosità. Questa squadra non perde, vero. Ma si può dire soprattutto che non vinca, o che lo faccia sicuramente a singhiozzo. E il futuro ha esattamente quest'immagine qui: un po' di respiro, poi la contrazione. Neanche lo spavento della Champions più lontana aiuta a perderlo. Nemmeno le scosse che ha dato la Champions, come quando si diceva che la vittoria con il City sarebbe stata un boost di energie.
E' un circolo vizioso, questa stagione. Ed è pressoché ufficiale: la Juve vince, poi si smarrisce, poi si ferma e poi riparte. Le altre vanno, i bianconeri hanno il motore inceppato. L'hanno avuto almeno per 4 mesi. Concedendo gol dopo le lodi alla difesa, non segnando più quando invece Vlahovic e gli altri sembravano invincibili.
"Questa è una squadra che sa fare tutto", dice Motta. Ma che è specializzata in nulla. Soprattutto nell'inafferrabilità dei tre punti. L'errore di Cambiaso ha solo scoperto le carte, ma sul tavolo erano già presenti.