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Juve-Napoli lascia la scia di delusione di un test fallito, non di un'occasione sprecata. Risponde alla domanda: sei all'altezza dei tuoi sogni? E ti dice che no, che non lo sei, che non riesci neanche a cambiare i piani in corsa, i vestiti a seconda dell'occasione. Ne hai uno, e speri che basti, che duri, che non faccia troppo freddo ora che inizia a tirare il primo vento di bufera. 

E' il terzo pareggio in tre partite di fila. Non è arrivato alcun gol, nessun gol è stato poi subito. E' un bottino da Juve? No, che non lo è. C'è da preoccuparsi? Sì, e non ci si può nascondere dietro l'entusiasmo della Champions o di un cammino oggettivamente troppo nuovo e troppo diverso per essere compreso fino in fondo. Così come non comprendiamo quanto fatto da Thiago con Vlahovic: era una questione tanto tattica quanto di principio, e alla fine torna a casa con un pugno di mosche. A volte, ecco, ci sembra più preoccupato a fare la voce grossa e molto meno di far di tutto per portare la partita dalla sua parte.  Sensazioni a parte, resta l'amarezza di una serata in cui la Juventus si è sentita ancora una volta impotente, mai realmente pungente. Come quelle vetrine della sala giochi, piene di pupazzi e di trofei, di risultati ottenuti: metti il gettone e cerchi di agganciare tutto, puntualmente ritrovandoti con quella disillusione addosso. 

Se proprio dovessimo rifarci a un sentimento, sì: siamo proprio lì. A un passo dal sogno di essere nuovamente super mega competitivi, ancora una volta a fare i conti con le difficoltà sostanziali di un percorso alle battute iniziali. Intanto, in bocca al lupo Thiago: sarà la prima settimana - vera - da allenatore della Juventus, quella in cui non gli sarà risparmiato un bel niente.