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Qualunque cosa volessero dire, Perin e Conceicao hanno sbagliato
Ecco, tra messaggi criptici, enigmatici – o definiteli un po’ come volete -, sembra di vivere dentro una spy story, un noir la cui trama risulta davvero poco entusiasmante. Alla Juventus, una volta ermetica, chiusa a doppia mandata e impenetrabile, parlano tutti, parlano sempre, parlano troppo. E certo va presa coscienza dei tempi in cui viviamo: non si può far finta che non esista il peso specifico dei social network, rispetto ai media tradizionali; all’importanza del “personal branding” e quindi della comunicazione e immagine del calciatore come individualità, invece che come parte di un collettivo. Va bene tutto ma, ecco, come al solito è una questione di opportunità. Sono opportuni questi messaggi? Ognuno la pensi come meglio crede.
Non sappiamo con esattezza cosa volessero comunicare Perin e Conceicao. Non lo sapremo fino al momento in cui, eventualmente, i due vorranno fare chiarezza. Se, però, una semplice storia su Instagram – e non certo una poesia ermetica o un’opera letteraria di particolare complessità -, apre un dibattito così aspro ed è così facilmente fraintendibile, allora si è già sbagliato.
Altrimenti, nel caso, si dicano le cose con maggiore chiarezza. “Quello che dice il mio ex allenatore non è totalmente vero”; “Sono rimasto in panchina, non sono soddisfatto e farò di tutto affinché l’allenatore capisca di aver sbagliato”. Per carità, sono solo suggerimenti. Oppure si giochi a calcio. E basta.
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