Juventus, restano solo le macerie
La Juventus si guarda dietro, si guarda intorno, e vede solo macerie. La domanda che fa paura è: cosa si è costruito negli ultimi tre anni? Dal punto di vista del campo e dei risultati poco e nulla, un deserto tecnico. E no, il debutto dei giovani non basta, perché se da una parte segnala l’ottimo lavoro fatto nell’ultimo decennio almeno, dall’altra c’è una differenza tra il debutto di un calciatore proveniente dalla Next Gen e l’effettivo inserimento nelle rotazioni della squadra.
Chiaro che non sia tutto da buttare. A livello societario la Juventus ha saputo porre le fondamenta della ripartenza: archiviati i processi sportivi, c’è un piano chiaro e a tratti ambizioso per far respirare le casse societarie. Ma a livello di rettangolo di gioco, non basta un’illusoria lotta scudetto a salvare le ultime tre stagioni, l’Allegri bis. E, anzi, l’effetto ancora più devastante è che questo triennio possa soverchiare e cancellare quanto di buono fatto nella prima esperienza in bianconero del tecnico livornese.
A dimostrare quanto poco si sia costruito, le cervellotiche scelte di formazione prima di Lazio-Juventus. Un improvviso cambio di assetto, De Sciglio buttato nella mischia a sorpresa, e un approccio al match confusionario. Dall’altra parte, una squadra con un’identità, una nuova identità, trasmessa dal nuovo allenatore Igor Tudor.
Non resta che la delusione, non resta che centrare l’obiettivo Champions League e poi proiettarsi al futuro. Per spazzare via le macerie e ricostruire un progetto sportivo che sia all’altezza della Juventus.