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Tra le analisi fatte nel post Inter-Juventus – l’inizio della fine della stagione bianconera, anche se ci sarebbe l’Empoli, prima, a segnare la svolta -, c’è una lente di ingrandimento che è stata fissata su Dusan Vlahovic. Un grossolano errore tecnico, uno stop clamorosamente sbagliato in area e un’occasione da rete divorata. Fulmini e tempeste sull’attaccante serbo che, però, fin lì aveva trascinato i bianconeri grazie ai suoi gol decisivi. Ecco, giusto accollargli le colpe per il singolo episodio, diversa l’esagerazione che vorrebbe quel mezzo secondo come primo responsabile della sconfitta contro l’Inter.
 
Vero, il calcio è episodico, ma non si può racchiudere tutto qui. La grande differenza con l’Inter si è vista ieri sera, nella partita contro l’Atletico. Anche in questo caso – oltre la prestazione degli uomini di Inzaghi -, prendiamo un singolo: Marko Arnautovic. Entrato nel secondo tempo a causa dell’infortunio di Thuram, l’attaccante ex Bologna non ha avuto un grande impatto sul match. Un gol divorato da pochi passi, un’altra ottima occasione mandata alle ortiche, un colpo di testa mancato in area. E poi, alla quarta occasione, il gol che ha permesso ai nerazzurri di battere la squadra di Simeone.
 
Una, due, tre, quattro… La differenza appare evidente. Il calcio è fatto di episodi, ma più se ne riescono a creare, maggiore è la probabilità di convertirli in rete. Arnautovic ne è l’esempio, così come lo è Vlahovic, ma nell’altro senso.