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La storia insegna, di solito. Deve farlo ancora, in casa Juventus, dove il cosiddetto "anno zero" citato di recente da John Elkann deve presto diventare un lontano ricordo per un futuro prossimo all'altezza della storia della squadra, che da troppo tempo non mette trofei in bacheca e, soprattutto, non fa nulla per regalare soddisfazioni ai tifosi. Da dove e da chi ripartire lo deciderà Cristiano Giuntoli, depositario della massima fiducia della proprietà che lo ha incaricato della ricostruzione senza porre veti su eventuali avvicendamenti, anche in panchina. 
 

Juventus, 'anno zero': l'insegnamento per la ripartenza


Al netto di Massimiliano Allegri, alla Continassa sarà quindi fondamentale stabilire i giocatori a cui affidarsi e quelli ai quali è invece possibile - se non doveroso - rinunciare, per costruire una rosa in grado di essere davvero competitiva su tutti i fronti. Ed è proprio qui che si deve fare memoria del passato, quel passato che la Juventus ha saputo lasciarsi alle spalle neanche troppo tempo fa per poi ripartire e inanellare una striscia di successi forse irripetibile. Nella transizione dal 2010-11 al 2011-12, dopo il terribile campionato dei record negativi con Luigi Delneri in panchina, Madama si è distinta innanzitutto per una capacità non scontata, quella di riuscire a distinguere chi poteva ancora essere davvero utile alla causa e chi, invece, era meglio congedare. E ciò anche a costo di compiere scelte all'apparenza incomprensibili e impopolari, come quella di confermare un gruppo di difensori nel mirino di tifosi e critica fino a pochi giorni prima. 

La retroguardia più forte d'Europa dei successivi dieci anni si nascondeva proprio lì, all'interno di una rosa che probabilmente era sì deficitaria di qualità, ma che allo stesso tempo mancava di quel collante e di quello spirito necessari per vincere, al di là dei singoli. Un po' come si nota, appunto, nella Juventus di oggi, che ha meno l'aspetto di una squadra e più quello di un insieme poco amalgamato di giocatori, forse neanche più davvero dentro al progetto come è parso di intuire anche dall'episodio che ha avuto come protagonista Carlos Alcaraz nella fase iniziale del match contro il Cagliari, rimasto a terra dopo la gomitata di Yerri Mina senza che nessuno dei suoi compagni andasse a difenderlo presso l'arbitro. La Juventus non può essere questa, la "vera" Juventus non esiste più da troppo tempo. Lo si tenga presente, per ripartire una volta per tutte, con le idee chiare.

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