Il quinto è del coraggio. Il coraggio di cambiare una macchina all’apparenza perfetta, di uscire dalla comfort zone, di mutare pelle prima ancora che si renda necessario, di chi guarda avanti senza mai cullarsi nelle vittorie. Il quinto scudetto in 5 anni di storia della Juventus Women è di Stefano Braghin, che nell’estate scorsa decide di cambiare guida tecnica e affidare la squadra al tecnico australiano Joe Montemurro. È il primo campionato italiano vinto dall’allenatore ex Arsenal, che a Vinovo ha portato una rivoluzione tecnico-tattica, che sulle solide basi costruite da Rita Guarino ha fatto crescere un grattacielo. È lo scudetto di un gruppo squadra interamente coinvolto in tutta la stagione, che ha giocato in Italia e in Europa con la stessa intensità e fame, che ha saputo andare oltre la fatica e l’appannamento dati da un calendario mai così fitto prima.
Quinto scudetto consecutivo, in cinque anni di storia della Juventus Women. Occorre ripeterlo, per digerirlo, per rendersi conto dell’impresa. No, non era per nulla scontato, per quanto raccontato sopra e perché dietro la concorrenza si è rafforzata. Non era scontato perché, molto banalmente, vincere non lo è mai: non bastano le qualità tecniche e fisiche, ci vuole una forza mentale fuori dal comune, quello che lo spogliatoio guidato da Montemurro ha dimostrato in più riprese di avere.
Oggi la grande festa, il momento di raccogliere ciò che si è coltivato con sudore e sacrificio. Dalla prossima settimana, però, testa alla finale di Coppa Italia contro la Roma; perché c’è l’obiettivo “triplete italiano” da raggiungere, perché nello spirito della Juventus la vittoria più bella è sempre la prossima e le Women, questo spirito, lo incarnano alla perfezione.