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Erano i più attesi, innanzitutto perché insieme dal primo minuto non li si vedeva da quasi un mese. Da una parte il brioso fantasista, dall'altra lo spietato finalizzatore: una super coppia pronta a fare scintille, insomma, per sognare il tris stagionale contro i rivali di sempre. E invece niente, non pervenuti. O meglio, pervenuti ma nel modo sbagliato. Il primo atto della semifinale di Coppa Italia tra Juve e Inter non è stato roba di Angel Di Maria e Dusan Vlahovic. (Ri)uniti sì, ma in un nervosismo controproducente, tramutato in quell'istantanea di frustrazione replicata in maniera quasi identica a pochi minuti di distanza: la lavagnetta del cambio indica in rosso il 22 (e poi il 9), il passo verso la panchina è lento, la testa bassa, l'espressione cupa. E negli istanti successivi non si rischiara, anzi.

Sta tutta lì la serata di Coppa dei due attaccanti bianconeri, incapaci di fare ciò per cui erano stati schierati, ovvero illuminare una squadra che nelle notti che contano non può fare a meno dei lampi dei suoi campioni. Il Fideo ci ha provato, almeno all'inizio. Ma la luce si è spenta subito, forse anche oscurata dalle ombre di un gruppo che questa volta non ce l'ha proprio fatta a brillare come un unico corpo. Il serbo, invece, non si è visto per nulla, la fame del bomber è rimasta insaziata: errori, distrazioni e poche idee, un copione purtroppo già proposto in diverse occasioni, con un finale già scritto.

Quindi, ricapitolando: tanto nervosismo e poca sostanza. Quasi a dire, tanto fumo e niente arrosto. È andata così, all'Allianz Stadium. Ci sarà il tempo di rifarsi. La coppia Angel-Dusan deve tornare a brillare.