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Juve, tre motivi per insistere con Sarri. E tre per cacciarlo via, anche subito
SARRI, TRE MOTIVI PER CONFERMARLO
1 - I risultati al momento sono dalla sua parte: primo in campionato, primo nel girone di Champions e qualificato agli ottavi con due giornate d'anticipo, semifinalista in Coppa Italia. Il neo è la sconfitta in Supercoppa, ma per quanto riguarda i risultati la bilancia al momento pende decisamente a favore di Sarri.
2 - Sarri è un tipo di allenatore al quale vanno dati tempo e fiducia. Il passaggio 'culturale' dal tipo di gioco sempre praticato dalla Juve (che con Allegri ha raggiunto il suo apice) a quello voluto da Sarri non è facile, e neanche immediato. Si tratta di cambiare una mentalità radicata da anni, un'operazione per la quale ci vuole del tempo. Un esempio virtuoso, per la Juve, può essere quello del Liverpool: Klopp è stato aspettato e appoggiato anche senza risultati, arrivando a vincere per la prima volta nel 2019 (dopo essere arrivato ai Reds nell'ottobre 2015).
3 - Il mercato dell'estate scorsa ha consegnato a Sarri una rosa molto forte, senza dubbio la migliore in Italia, ma con alcune lacune importanti, che non abbiamo mancato di sottolineare negli ultimi mesi, e sostanzialmente inadatta al modulo che Sarri ama di più, il 4-3-3 puro, con un attaccante centrale e dua attaccanti esterni. Con Ronaldo, Dybala e Higuain non si può fare, e Sarri se ne è accorto ripiegando sul trequartista, ma senza averne uno vero, di ruolo, in rosa. A questo problema aggiungiamo la carenza di esterni bassi e un centrocampo formato da giocatori più di corsa che di qualità (Matuidi), sul viale del tramonto (Khedira) e dal rendimento condizionato da stagioni precedenti contrassegnate da infortuni (Ramsey) o da troppe panchine o tribune (Rabiot).
SARRI, TRE MOTIVI PER CACCIARLO
1 - La Champions sarà decisiva, ancor più del campionato: con il Lione, negli ottavi di finale, la Juve è nettamente favorita, per cui una clamorosa eliminazione potrebbe portare anche a un esonero di Sarri a stagione in corso. Ad ogni modo in casa Juve alla fine conteranno i risultati, al di là del gioco, e Sarri a giugno sarà giudicato in base a quelli. Il paragone con Allegri non lascia spazio ad alternative: l'ex Chelsea ha l'obbligo di vincere il campionato e di arrivare almeno in finale della massima competizione continentale per club.
2 - Le dichiarazioni: passi per la tuta (peraltro più elegante e 'accettabile' rispetto a quelle degli anni precedenti), ma alcune frasi pronunciate da Sarri in questi mesi non sono affatto piaciute ad Agnelli e a tutto l'establishment bianconero. In estate la dichiarazione sulla "situazione imbarazzante" di mercato, che costrinse addirittura John Elkann, a Villar Perosa, a intervenire ("Sarri è contento del mercato"), poi le polemiche sugli orari delle partite ("Bella differenza tra giocare alle 15 col caldo e alle 20.45"), infine, le dichiarazioni di domenica sera a Napoli: "Felice per i miei ex giocatori", "Meno rigori? Quest'anno non abbiamo più la maglia a strisce"). Tutte situazioni che sono state poco apprezzate sia dai tifosi che dai piani alti della Continassa.
3 - L'eventuale disponibilità di alternative top per la panchina 2020-21: se ad esempio, a fine stagione, uno fra Pep Guardiola o Jurgen Klopp si liberasse dal club attuale, la dirigenza della Juve non avrebbe dubbi nel fare il tentativo di ingaggiarlo al posto di Sarri.
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