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Non so se l'avete notato: comincia a tirare un venticello contrario. Inutile dire che la Juventus è la squadra con più tifosi a favore. In realtà tre quarti d'Italia le tifa contro. Il “sentimento popolare” (formula da non dimenticare) è profondamente anti juventino. Lo sanno bene i media, i politici, i giornalisti. La maggioranza dei lettori e dei tifosi non ama i colori bianconeri: conviene, dunque, tenerne conto, in termini di consenso e di mercato.

Per carità, complotto no, ma se la Juve viaggia a metà classifica si lascia tranquilla, se rischia di vincere il campionato o di infastidire la prima, ecco che, appunto, s'alza il vento contrario. Prendete il fallo subìto (e non fischiato) da Chiesa: avrebbe invalidato il gol dell'Inter. Eppure è lampante. Darmian colpisce col braccio tra collo e spalla l'attaccante bianconero, buttandolo a terra. L'arbitro non fischia, il Var non interviene. E fin qui ci può stare: non sbaglia uno, sbagliano in due. Il bello viene dopo, in sede di commenti. Spiega l'esperto di Dazn, Marelli: “Non è fallo perché Darmian non colpisce la faccia!”. Rocchi, il designatore, si accoda: “Per noi, questo non è mai fallo!”. Qui non siamo all'errore casuale, ma alla riscrittura del regolamento. Abbiamo capito che, da ora in poi, se non si colpisce la faccia non è fallo. Una spinta, un colpo al torace, una manata allo stomaco che abbattono l'avversario non sono “mai” fallo. Ma c'è di più. Tutti gli ex colleghi di Guida, l'arbitro della partita, danno 7 o 8 alla sua conduzione. Voti altissimi, il migliore in campo! Non s'è mai vista l'esaltazione di un arbitro che sbaglia, a meno che, come è accaduto, di cancellare il suo l'errore.

Secondo indizio. Prima La Russa (Presidente del Senato) poi addirittura Draghi, si tolgono qualche sassolino dalla scarpa, ma soprattutto fanno capire di stare dalla parte dei più. Certo, un po' di consenso a buon mercato non fa mai male. Il Presidente del Senato conclude con una delle sue smaglianti risate questo concetto: “Giorgia mi ha chiesto cosa volessi fare. Io risposi il Ministro dello Sport (…) Per aiutare l'Inter? No, per schiacciare la Juve ovviamente. Scherzo, sarei stato imparziale”. Il più compassato e istituzionale Draghi non vuole restare indietro: “Il mio con la squadra della Roma, è il rapporto del tifoso, ma un tifoso che non va più allo stadio. Da giovane andavo, vinceva sempre una certa squadra di Torino che non voglio neanche...”.

Terzo indizio. Pur senza incantare, la Juventus sta trovando una sua quadratura. Con una squadra zeppa di giovani e riserve, blocca quell'Inter data per stravincente. Chissà perché, allora, comincia a girare la voce del prossimo addio di Allegri. A questi scoop magistrali e disinteressati l'allenatore labronico risponde: “Stare zitti e lavorare”. Cosa che, però, in pochi vogliono fare. Soprattutto i tifosi politici, che, un tempo, di calcio non parlavano. Almeno stavano zitti.