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Il ritorno di Federico Chiesa, con tutto ciò che comporta. E pensare che soltanto un anno fa, in quel 6 gennaio così lontano eppure così pregno di significati, strappava davanti all'Italia intera una consacrazione quasi definitiva, nonostante l'arrivo a Torino da una manciata di mesi appena. Ecco, da quel match con il Milan Chiesa non si è più fermato. Concretamente e metaforicamente. Anzi: si è lanciato in un'annata che ha significato tanto, quasi tutto. Pochi mesi più tardi, ha infatti guidato l'Italia alla vittoria degli Europei. 

UN ANNO DOPO - Era una Juve diversa, quella di un anno fa. Ronaldo-centrica, ancora senza Dybala, con Pirlo in panchina e comunque un distacco di gran lunga inferiore rispetto alla vetta. Chiesa, da arma in più, diventava pian piano un elemento fondamentale del 4-4-2 del tecnico bresciano; oggi è forse il Ronaldo della rosa, tanto per fare un esempio comprensibile. Ossia: da lui ci si aspetta la giocata, la sterzata, la rincorsa fondamentale per cambiare la storia della partita. Magari sbloccarla. Magari riprenderla. Comunque, dare continuità al potenziale offensivo bianconero. Quante cose cambiano, in un anno. Non Chiesa: torna e lo fa per essere decisivo, ancora.