PJACA E NON SOLO - Anche perché la Juve ha provato sulla sua pelle l'effetto deleterio degli acquisti "suggeriti" dai picchi di rendimento con la maglia della nazionale. Il caso più fresco è senza dubbio quello di Marco Pjaca: a Euro 2016 la sua stella si accese in Croazia-Spagna, al punto da spingere Marotta e Paratici a pagarlo 23 milioni alla Dinamo Zagabria. Gli infortuni ne hanno complicato il percorso italiano, ma - valutandolo oggi - non si può certo parlare di un affare. Dopo il rientro dal prestito allo Schalke 04, Pjaca in questa fase è considerato una pedina per fare cassa. Non più l'attaccante esterno del futuro, di cui si parlava fino a un anno fa. Tornando indietro con gli anni, riemerge anche la parabola di Milos Krasic: titolare con la Serbia nel Mondiale sudafricano, convinse la Juve a pagarlo 15 milioni al Cska Mosca per regalargli la ribalta del grande calcio Europeo. Sappiamo tutti come andò a finire. Meno dispendiosa l'operazione Mellberg: il centralone svedese - comunque bloccato già da gennaio 2008 - arrivò a parametro zero in bianconero (svincolato dall'Aston Villa) dopo un solido Europeo in cui si fece apprezzare sui campi di Austria e Svizzera. Andò via anche lui dopo una sola stagione, senza lasciare rimpianti.
Nella nostra GALLERY, le trattative più importanti della Juventus nelle estati dei Mondiali e degli Europei