QUINDI?- In sintesi, per gli scambi di giocatori, sia quelli ancora compresi nello stesso contratto di trasferimento sia quelli che si chiudono all'interno della stessa finestra di mercato, non si potrebbe iscrivere una plusvalenza nel momento in cui non ci sono esborsi monetari. Oppure, nel caso di una parziale contropartita economica, l’eventuale plusvalenza verrebbe conteggiata solo su quella porzione. Verrebbero trattati come permute.
LA CONSOB- La Consob, in particolare, accusa la Juve sostenendo che alcune “operazioni incrociate” dovessero essere trattate come permute invitando Madama a registrare il calciatore ceduto al valore corrispondente a quello residuo a bilancio, cioè senza un guadagno contabile. La Juve ha sempre mantenuto la sua linea e l’ha ribadita qualche giorno fa con l’ultimo comunicato, applicando la stessa contabilizzazione per una doppia operazione ricadente nell’esercizio 2022-23 (da qui una nuova contestazione della Consob): Dragusin al Genoa per 5,5 milioni (con plusvalenza di 3,7), Cambiaso alla Juve per 8,5. Cosa contesta la Juve? I bianconeri dicono alla Consob che gli scambi contestati non sono permute. Oppure anche se lo fossero, sarebbe comunque possibile assegnare agli asset un valore equo e, di conseguenza far emergere un’eventuale plusvalenza, purché tali operazioni abbiano una natura commerciale o fosse possibile misurare il valore dei giocatori in maniera attendibile. La Consob la pensa in maniera differente: gli elementi forniti dalla Juve “non risulterebbero sufficienti a supportare l’iscrizione al fair value per tutte le operazioni incrociate”. Saranno i giudici a stabilire chi ha ragione. Il caso resta aperto e può avere effetti sull'intero sistema calcistico.