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"Vincere non è l'importante, ma l'unica cosa che conta". Frase da stamparsi nella testa quando si mette piede dentro al mondo Juve. Questa era la legge - non scritta - bianconera. Ma nelle ultime settimane c'è qualcosa che sta sfuggendo: due sconfitte in tre partite e una squadra che sembra svuotata da quella voglia di vittoria che ha sempre fatto la differenza. Dopo l'ultima giornata è stata agganciata in testa alla classifica dall'Inter che sta vivendo un momento completamente opposto, vola sulle ali dell'entusiasmo ed è pronta a mettere la freccia. 

NO STIMOLI, NO PARTY - A suonare il campanello d'allarme erano già stati due leader dello spogliatoio: Bonucci e Buffon avevano evidenziato la mancanza di stimoli nelle partite considerate "facili" sulla carta. Sì, giusto sulla carta però: perché i bianconeri hanno perso 1-2 a Verona e sono usciti a testa bassa dal Bentegodi. Sconfitta amara a dimostrazione che alcuni problemi non sono ancora stati superati. Manca quella mentalità che ha sempre contraddistinto la Juve, che serviva ad arrivare alla vittoria quando i mezzi tecnici e fisici non bastavano. Zero motivazioni, oggi. Dovute anche alla mancanza di carica da parte dell'allenatore. Maurizio Sarri quando era a Napoli sembrava un fiume in piena, in ogni intervista o conferenza trovava il modo per tirare fuori il massimo dai suoi giocatori; da quando è alla Juve sembra si sia "normalizzato". E anche in campo sembra esserci un appagamento condiviso in tutto lo spogliatoio, che poi porta a sconfitte come quella di Verona. E rischia di essere pagata cara.