Juve, perché il rinnovo di Allegri è difficile
E non è un segreto che da almeno un anno a questa parte la Juventus stia adottando una politica di vera e propria austerity, confermata anche implicitamente da un membro della famiglia Agnelli - con un cognome però differente - in un'intervista al Foglio passata un po' sotto traccia, qualche mese fa: "In questi dieci anni abbiamo messo quasi 500 milioni (nel frattempo si è già saliti a 580 milioni circa, ndr.). Mezzo miliardo. Tutta la famiglia è con l'Ingegnere John Elkann". Secondo l'azionista, inoltre, era da escludere un ulteriore aumento di capitale, che poi invece è arrivato ma "solo" per coprire le recenti e future perdite d'esercizio: "E per cosa? Per darli ai calciatori o ai procuratori?", si chiedeva non a caso l'intervistato. "Per dare 14 milioni di stipendio annuo ad Allegri? Il calcio ormai è per emiri del Qatar".
Juve, 'nuovo' ruolo per Allegri?
In un contesto simile, dunque, diventa difficile immaginare un rinnovo pluriennale per il tecnico, quantomeno alle cifre attuali. La sensazione, inoltre, è che Max dovrebbe anche "scendere a compromessi" sul mercato, perché con tutta probabilità il club potrà limitarsi a un solo "vero" colpo (il primo indiziato in questo senso è Teun Koopmeiners), a meno di ipotizzare un importante sacrificio. L'alternativa per la permanenza di Allegri? Un ruolo dirigenziale, a patto che si integri con quello di Cristiano Giuntoli che, nelle dinamiche interne, ha già dimostrato di poter fare la differenza.