LA RIVOLUZIONE E' FERMA - L'allenatore della Juve, in ripresa dalla polmonite che lo ha tenuto fuori all'esordio con il Parma, deve ancora compiere la rivoluzione per la quale è stato chiamato a Torino. Per ora, la sua Juve è stata uguale a quella di Massimiliano Allegri, sia nel gioco che negli uomini. A Parma ha giocato la stessa Juve della scorsa stagione, a parte Higuain, che è comunque bianconero da tre anni, con la pausa del 2018-19.
DE LIGT AL CENTRO DEL PROGETTO: PANCHINA ASSURDA - In particolare, è la panchina di De Ligt a risultare incomprensibile, almeno per chi scrive. L'olandese, scevro da zavorre allegriane (almeno agli occhi di chi intende il gioco di Allegri come 'non bello'), dovrebbe essere il perno della rivoluzione sarrista alla Juve. Quello che è stato a 19 anni capitano dell'Ajax, quello che è stato il secondo miglior difensore della scorsa Champions League (dopo il connazionale Van Dijk), il difensore per il quale sono stati spesi 85 milioni, dovrebbe essere un giocatore imprescindibile. Dovrebbe essere titolare sempre e comunque. Anche a costo di perdere una partita. Altrimenti, quando e come potrà integrarsi con gli altri? Durante la pausa, quando se ne andrà in nazionale? Alla prima partita in Champions, che dovrebbe essere più importante del match con il Parma e alla quale De Ligt dovrebbe arrivare con il massimo del minutaggio possibile nelle gambe?
SARRI, ORA DEVI OSARE! - Con De Ligt, ma non solo, Sarri ora osi: non si faccia soverchiare dalla paura di perdere, non si accontenti delle certezze da 1-0 (leggasi: la collaudatissima coppa Bonucci-Chiellini). La Juve non lo ha chiamato per questo. La Juve lo ha chiamato perché, forse, si è resa conto che per i suoi tifosi (che contestavano quasi in massa Allegri) ora è meglio provare a vincere 4-3 (rischiando anche di perdere), piuttosto che 1-0. E allora, dentro De Ligt, sempre!