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È una Juventus nuova e lo si vede anche in allenamento. Prima di tutto, il clima è sereno: si lavora duro, ma non manca lo spazio per sorrisi e scherzi. Come quello di Moise Kean che, ad un certo punto, muove l’irrigatore attivo per bagnare i compagni di squadra. Momenti di leggerezza che sì, anche quelli ci vogliono quando si fa fatica.
 
Perché sì, la Juventus in campo fa fatica. I ritmi non sono indiavolati ma vengono tenuti alti: lunghi esercizi e brevi periodi di pausa ad inframezzarli prima del fischio di uno dei collaboratori e via a ricominciare.
 
Quello che emerge è il ruolo centrale del nuovo collaboratore di Allegri, Francesco Magnanelli. È lui a dare indicazioni, a smistare le squadre e dare le pettorine, a spiegare che uno dei due gruppi si schiera con il 4-3-3: “Come la squadra che andremo ad affrontare sabato”, ovvero il Sassuolo. E’ sempre lui, a fine allenamento, a fermarsi con parte della squadra ad allenare i tiri. Tiene in mano un gonfiabile, lo tira addosso agli attaccanti per simulare il contatto del difensore: ride e scherza con loro, pochi mesi ma il rapporto che si è creato sembra già essere stretto. In tutto questo, però, non va dimenticato il lavoro parallelo di Padoin, anch’egli sempre presente e nel vivo delle esercitazioni, fino a prendere il posto dell'infortunato Alex Sandro in difesa.
 
E poi c’è mister Allegri. Ad un certo punto lascia il bordo campo e segue la partitella nel vivo dell’azione. Qualche urlaccio, vuole che il ritmo resti alto. Qualche reprimenda su come si sviluppa l’azione e la manovra difensiva: “E’ quello di cui abbiamo parlato questa mattina”. Insomma, Allegri delega ma è presente: l’amalgama trovata sembra essere quella giusta.