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Come tessere di un puzzle che non ricercano affianco lo stesso colore o la stessa trama e, nonostante ciò, si incastrano perfettamente. Si alternano: eccezionalità e normalità. L’eccezionalità di essere un calciatore della Juventus con contratto professionistico, la ricerca della normalità nelle attività di un diciassettenne tra amici, fidanzata e uscite spensierate. L’eccezionalità di cambiare un match in poche illuminanti giocate, come contro la Roma; la normalità degli alti e bassi visti contro l’Atalanta. Parliamo di Francesco Crapisto, centrocampista classe 2006 in forza alla Juventus Primavera di Paolo Montero.
 
Nessuna eccezione alla regola, invece, per quanto riguarda i primi passi. In famiglia si respira calcio, allacciarsi le scarpette con i tacchetti ai piedi fin da bambino è una conseguenza naturale. Prima la Don Bosco Alessandria, allenato per 4 anni dal padre, un breve passaggio all’Alessandria e poi la Juventus. Come spesso accade in giro per il Piemonte, fu un Derby della Mole per accaparrarselo. Come abbiamo già visto nella storia di Fabio Miretti, a far la differenza fu la navetta, oltre alla precisa indicazione del ragazzo.
 
E proprio come Miretti, seconda analogia, a Francesco Crapisto piace giocare da mezzala per trovare gli spazi liberi tra le linee, studiando movimenti e giocate del loro punto di riferimento: Kevin De Bruyne. Chi lo conosce, però, sa che non sfigurerebbe anche nella posizione di play: ha visione di gioco, sa dettare i tempi, il piede è delicato e preciso.
 
Chi sporge l’orecchio dalle parti di Vinovo lo sa, la parola d’ordine da quelle parti è: opportunità da sfruttare. Fin qui, per Crapisto, una manciata di minuti in campo e poche presenze. Contro la Roma dei fuoriquota, e seria candidata alla vittoria finale, ha cambiato l’inerzia del match quando Montero l’ha schierato in campo. Le sue giocate hanno mandato in confusione la difesa giallorossa, chiedere a Golic che, quasi come fosse un atto di resa, lo stende in area dopo un doppio passo.
 
Opportunità colta, dunque, per mettersi in mostra e candidarsi ad un maggiore minutaggio nel prosieguo della stagione. Adesso, la sfida più importante: trasformare l’eccezionalità in normalità, attestarsi su livelli sempre più alti e, chissà, aumentare le analogie con Miretti che ha mostrato a tutto il settore giovanile la strada da percorrere.