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Eliminazione al primo turno dei playoff e rissa finale: la stagione della Juventus Primavera si chiude con un “fracaso”, per citare Paolo Montero. Un fracaso che fa ancora più rumore se si considera il valore assoluto della rosa. Non nascondiamoci, anche perché gli stessi protagonisti non l’hanno mai fatto: l’obiettivo era arrivare fino in fondo, fermarsi oggi al primo turno è una macchia sulla stagione dei giovani bianconeri.
 
Difficile fare un bilancio di una stagione così piena di sfaccettature, così come è difficile fare un’analisi della partita. Nei primi 45’, soprattutto prima del gol di Hasa, si è vista la Juventus del 2022, pre sosta Mondiale: quella capace di sprigionare tutta la propria qualità, quella che dimostra di avere le individualità più forti della categoria e che sanno giocare insieme. Dopo, la Juventus sulle montagne russe del 2023. Quella che alterna picchi di giocate e intensità a discese di concentrazione e ingenuità. Niente di insolito a quest’età, intendiamoci, ma era altrettanto lecito attendersi di più.
 
C’è il positivo e il negativo. C’è Yildiz che quando si accende dimostra di avere qualcosa in più, ma poi perde tempo con il pallone tra i piedi e non risulta decisivo. C’è Nonge che ci fa chiedere: perché non gioca già tra i professionisti? Poi finisce per specchiarsi nella sua bellezza e ci fa capire che sì, la crescita va avanti per gradini e quando se ne salta qualcuno si rischia di inciampare. C’è Huijsen che ribadisce tutta la sua forza, ma poi è sfortunato nell’occasione dell’1 a 1 del Sassuolo. C’è Daffara migliore in campo fino ai minuti finali, quando poi la diga crolla.
 
C’è Luis Hasa a cui va una menzione speciale. Al terzo anno in Under 19 – tra prime comparsate e poi il posto da titolare fisso -, è stato probabilmente il migliore nell’annata bianconera per continuità di rendimento, sicuramente ne è stato il leader. Ci sono, poi, i Next Gen. Vederli tornare in campo nel campionato Primavera, e giocare contro tanti coetanei delle altre squadre, racconta la bontà del progetto squadra B molto più di tanta retorica. Le risposte le dà il campo e, in questo caso, sono state sotto gli occhi di tutti. Differenze enormi dal punto di vista mentale, della gestione delle partite e tanti piccoli dettagli che solo il calcio professionista insegna.
 
C’è, infine, Paolo Montero. Non ha tradito le aspettative nel dare carattere alla sua squadra, nel chiedere l’atteggiamento giusto come priorità nell’approccio alle gare. Ha faticato, però, nel corso della stagione, a trovare un equilibrio tra la fase offensiva e quella difensiva, a far sì che le potenzialità della sua squadra, oltre che sulla carta, si esprimessero appieno anche in campo. Il “fracaso” finale mette la sua posizione in bilico? È più complicato di così e a spiegarlo è lui stesso: “Il mio futuro? Non si sa nulla a causa di tutte le dinamiche societarie”.
 
Per terminare, benché abbiamo detto come sia difficile fare un bilancio, proviamo a sbrigarcela in poche frasi. Lato sportivo, si poteva e si doveva fare meglio. Lato valorizzazione, ancora una volta, la Juventus ha scoperto di avere un filone d’oro nascosto nella linea verde. Insomma, il futuro è roseo e strappa un sorriso, nonostante a Sassuolo si vedano solo fulmini e nuvoloni.