Tracce di quell’idea di calcio stanno anche alla base delle più recenti scelte di mercato della Juventus. Locatelli non convince e qualche tifoso continua a chiedere che ritorni nella posizione di mezzala; Allegri invece non se ne priva nel ruolo di play. Perché? Perché è stato capace, in queste stagioni, di calarsi nel ruolo e interpretare quello che il tecnico livornese gli chiede: meno inserimenti e gioco offensivo, più schermo davanti alla difesa, lavoro invisibile, protezione della linea difensiva. Non un particolare ruolo di regia, non come avrebbe interpretato la posizione Nicolò Rovella. Anche per questo, dunque, la scelta di lasciare partire l’ex Genoa e Monza acquista maggior senso.
Muscoli e fisicità per dominare quella zona di campo, meno fronzoli in fase di costruzione. Non è un caso che a brillare maggiormente, nella Juventus di Massimiliano Allegri, sia un centrocampista come Adrien Rabiot che di quelle caratteristiche fa la sua forza.
E non è un caso che l’identikit tracciato dall’allenatore, di concerto con la società, risponda a quel tipo di esigenze. Terminata la fase di “potatura”, l’ultima è stata una settimana particolarmente proficua sul fronte uscite, è il momento di puntellare la rosa con dei nuovi innesti, al di là delle dichiarazioni di facciata nel post amichevole contro l’Atalanta.
Nella lista, su cui Giuntoli e Manna stanno lavorando e di cui facevano parte Milinkovic e Kessié, ha fatto un importante balzo in avanti il 19enne dello Strasburgo Habib Diarra. Costi sostenibili, duttilità, qualità e spiccate doti difensive. Un calciatore che può dare equilibrio, così come Thomas Partey dell’Arsenal, più navigato e più costoso continua ad essere tra i candidati. In questo solco si incanala anche Amrabat della Fiorentina, nonostante resti forte l’interesse del Manchester United. Qualità ed esplosività fanno di Khephren Thuram un profilo più simile a Rabiot: anche in questo caso, piace e molto ma il Nizza è bottega cara e il tesoretto messo da parte potrebbe non bastare.