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Speriamo che il vecchio motto juventino “vincere non è importante, ma l'unica cosa che conta” sia definitivamente messo da parte. E' questa idea che ha contribuito da Cristiano Ronaldo fino alla bulimia dei parametri zero e degli acquisti a macchia di leopardo privi di programmazione, a creare la crisi degli ultimi anni. Bisogna, invece, “guardare avanti” senza troppa fretta.

Giuntoli e la società stanno agendo in questo senso, con un occhio perenne ai conti, provando a incassare sia con alcuni giovani, sia con giocatori di maggiore esperienza. Vedi il caso Zakaria

Meraviglia, però, in questa paziente ed equilibrata tessitura, lo strappo Rovella. Diciassette milioni da incassare in comode rate (per Lotito) in ben tre anni in cambio d'un regista arretrato che avrebbe fatto gran comodo alla Juve e forse anche a Locatelli, che, da solo, in quel ruolo fatica assai. Rapido, attento, assai bravo a non perdere palloni in una zona nevralgica del campo in cui i bianconeri, invece, soffrono molto, Rovella è stato uno degli artefici dell'ottimo Monza di quest'anno. Valeva davvero la pena di svenderlo o quasi?

A meno che la fretta d'incassare non sia segno di arrivare finalmente a quel centrocampista decisivo che ai bianconeri manca da anni. Fra l'altro, se non andiamo errati, i diciassette milioni rappresentano una minusvalenza e non sembrano giustificati nemmeno dai pochi milioni in ballo per accasare, sempre alla Lazio, un Pellegrini mai davvero sbocciato.

Mentre tutti guardano allo scambio Lukaku-Vlahovic, si dimentica che il centrocampo juventino è lo stesso dell' anno scorso: mediocre. Chi fornirà palloni decenti a uno dei due? Non bastano, dunque, gli avvisi di un miglioramento sulle fasce (Cambiaso, Weah) per cominciare a creare una squadra che sappia costruire e filtrare. Magnanelli sarà pure capace di far cambiare mentalità a una compagine statica e impaurita come quella vista negli ultimi anni, ma senza una riforma o un rafforzamento del centrocampo il nuovo corso comincia male.