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La Juventus ha deciso di ritirare il ricorso presentato al Consiglio di Stato per il risarcimento di oltre 440 milioni di euro, richiesto alla Federcalcio nel 2011 per i danni collegati all'assegnazione dello Scudetto 2006 all'Inter. Sebbene molti abbiano interpretato questo atto come la conclusione di Calciopoli e la resa della Juventus, vi sono fatti che suggeriscono un approccio più cauto nel definire questo capitolo come definitivamente chiuso. In effetti, il ritiro del ricorso da parte della Juventus può essere considerato una decisione pragmatica.

RICORSI RESPINTI - Come ricorda Tuttosport, l'11 agosto, il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso presentato dalla Juventus nel 2011 per la revoca dello Scudetto 2006 all'Inter, in seguito a quanto affermato dall'ex procuratore federale Stefano Palazzi nella sua relazione su un'altra vicenda di Calciopoli. Secondo Palazzi, l'Inter avrebbe dovuto affrontare l'accusa di illecito sportivo e potenzialmente la retrocessione. Dopo aver esaurito tutte le opzioni attraverso l'iter della giustizia sportiva, che ha dichiarato di non essere competente per giudicare la vicenda, la Juventus ha deciso di porre fine al ricorso al Consiglio di Stato, visto che nessun organo ha emesso una sentenza definitiva sulla questione.

RESTANO I RICORSI - Tuttavia, Calciopoli non si conclude qui. I ricorsi di Antonio Giraudo e Luciano Moggi restano in attesa di esame. Giraudo ha presentato un ricorso al Tar poiché la sua "radiazione a vita" imposta da un tribunale sportivo non è soggetta a ulteriori appelli. Tale condanna, che gli impedisce di lavorare, solleva interrogativi sulla potenziale violazione costituzionale da parte del sistema sportivo. Inoltre, da diversi anni, sia Giraudo che Moggi hanno depositato un ricorso presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, sottolineando la presunta violazione del diritto di difesa avvenuta sia nel processo sportivo che in quello penale, caratterizzato da gradi di giudizio accelerati, misteriose telefonate scomparse e altre irregolarità. Se la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo dovesse riconoscere la validità di questi ricorsi, ciò solleverebbe interrogativi significativi sulle conseguenze che avrebbero i processi.