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È vero, c'è chi ha fatto meglio (l'Inter). Ma tutto si può dire quest'anno tranne che la Juve sia partita male in Serie A: 10 i punti conquistati sui 12 disponibili per i bianconeri, che dopo l'ottimo esordio in trasferta contro l'Udinese sono incappati in un passo falso in casa con il Bologna per poi riprendersi subito battendo l'Empoli prima e la Lazio poi. E proprio la formazione del tanto discusso ex Maurizio Sarri rappresentava per la Vecchia Signora il primo ostacolo significativo della stagione: la squadra di Massimiliano Allegri lo ha superato brillantemente, con un secco 3 a 1 che nemmeno qualche polemica per l'arbitraggio - con il conseguente silenzio stampa dei biancocelesti - ha potuto ridimensionare, ma che anzi ha lasciato in dote tanti segnali positivi a partire dalle ottime prove di Dusan Vlahovic e Federico Chiesa, entrambi decisivi rispettivamente con una doppietta e un gol.

Niente male, insomma. Anche perché, mentre già nei prossimi giorni le principali candidate al titolo dovranno iniziare a concentrarsi sugli impegni europei, la Juve potrà continuare a pensare solo ed esclusivamente al campionato, provando a mettere nel mirino uno scudetto che manca da un tempo insolitamente lungo. Già perché, se qualcuno se lo fosse dimenticato, l'ultimo a vincerlo in casa bianconera è stato proprio quel Maurizio Sarri che ieri è uscito dall'Allianz Stadium con la coda tra le gambe, sconfitto da quel tecnico che è sempre stato agli antipodi rispetto a lui per idee di gioco e che la Juve ha richiamato quasi a voler dimenticare il prima possibile la sua gestione (e quella successiva di Andrea Pirlo).

Era la stagione 2019-20. E i più scaramantici possono iniziare a segnarsi un dato. Anche in quella stagione infatti, esattamente come in questa, la Juve aveva raccolto 10 punti nelle prime 4 giornate, cosa che poi non è più riuscita a fare nè con Pirlo nè con lo stesso Allegri. Per capire se l'aria è davvero cambiata bisogna forse attendere ancora qualche partita, ma la sensazione è che la strada sia quella giusta. Anche perché ieri, seppur soltanto per qualche ora, i bianconeri hanno provato di nuovo l'ebbrezza di sentire un vento speciale: quello che soffia solo lassù in alto, al primo posto della classifica.