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"A calcio si gioca in 11". Beh oddio, di questi tempi anche in 15 o 16. E spesso e volentieri sono proprio quei quattro o cinque "in più" a fare la differenza. Inutile negarlo, in stagioni come quelle più recenti che prevedono un calendario fittissimo di impegni risulta fondamentale, per le squadre che puntano ad arrivare in fondo a tutte le competizioni, poter disporre di una panchina quasi allo stesso livello dell'undici di partenza, con elementi in grado di non far rimpiangere i titolari e di prenderne il posto in qualsiasi circostanza senza particolari affanni. Ecco, della Juve attuale si può dire tutto eccetto che abbia riserve "garantite". Sì perché - escludendo l'attacco in cui finora, anche per via degli acciacchi di Dusan Vlahovic e Federico Chiesa - le gerarchie sono risultate più mobili che mai - nella squadra bianconera non c'è un reparto che spicca per abbondanza nè che può vantare veri big o comunque profili tali da poter "spaventare" gli avversari entrando a gara in corso. 

LE ULTIME VOLTE - Questo sulla carta, quantomeno, perché per esempio la gara contro il Verona è stata decisa da Andrea Cambiaso, in campo solo dal 62', e quella contro la Fiorentina porta la firma di Fabio Miretti, un classe 2003 che difficilmente in un'altra Juve avrebbe avuto così tanto spazio come in questa stagione. Ma al di là di ciò, basta guardare i tabellini degli impegni più recenti per accorgersi della "povertà" della panchina bianconera in termini di esperienza: escludendo i due portieri, per il match contro il Cagliari Massimiliano Allegri poteva contare su sei giocatori nati dopo il 2000 - tra cui ben tre classe 2005, Kenan Yildiz, Dean Huijsen e Joseph Nonge -, con il solo Arek Milik ad alzare l'età media e il solo Vlahovic a poter essere annoverato come potenziale big. Praticamente identica la situazione con la Fiorentina e ancora prima con il Verona, anche se in quest'ultimo caso era stato Chiesa a sedersi in panchina lasciando spazio dall'inizio al serbo. E cambiava poco anche a San Siro contro il Milan, quando entrambi gli attaccanti "titolari" si erano accomodati tra le riserve non essendo al meglio della condizione, mentre bisogna ritornare al derby contro il Torino dello scorso 7 ottobre per trovare una panchina più "ricca": allora guardandosi alle spalle il tecnico livornese poteva incrociare anche lo sguardo di Daniele Rugani, non ancora chiamato a prendere il posto dell'infortunato Danilo, e di Nicolò Fagioli, che poi invece lo ha "abbandonato" per altre ragioni.

QUANTO PESA? - Tutti discorsi che possono anche significare poco, soprattutto in una stagione senza impegni internazionali, ma che potrebbero finire per avere un certo peso sul lungo termine, nella corsa allo scudetto (perché sì, è vero che giocatori come Danilo e Timothy Weah rientreranno presto, ma è altrettanto prevedibile che altri infortuni siano dietro l'angolo). Anche perché la situazione in casa delle principali rivali - l'Inter, giusto per citarne una a caso... - è ben diversa.

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