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La Juve non muore mai, letteralmente mai. Perché anche quando sembra ormai annegata, sotto dieci metri di acqua, riesce a risalire e a prendere quella boccata di ossigeno necessaria per tirarsi su, agganciare un salvagente e issarsi sulla barca. Una barca che ora ha una rotta ben definita, che porta verso uno scudetto davvero possibile, in cui non si può non credere adesso che il gruppo di Massimiliano Allegri è tornato ad avere le fattezze di una squadra, capace prima di reagire al rigore sbagliato da Dusan Vlahovic, il suo uomo-copertina, e poi a ribaltare un risultato che avrebbe avuto il sapore di una terribile beffa, dopo una partita che il Monza, per quanto ordinato e compatto, non aveva mai avuto in pugno.

C'è tutto, in questo successo esterno per 2 a 1 deciso da Federico Gatti al 94', dopo il vantaggio firmato da capitan Rabiot. C'è il corto muso allegriano, c'è la paura e c'è la rabbia agonistica, ma soprattutto c'è la reazione di una squadra consapevole di valere più di un pareggio contro il Monza alla 14^ giornata di campionato, in una notte che significa nuovamente vetta della classifica.

E sì, per vincere gli scudetti serve anche un po' di fortuna. Ma la fortuna la si deve creare, perché nulla accade mai per caso. Questa Juve lo sa, altrimenti non avrebbe avuto la forza di rispondere a Valentin Carboni e rimettere il muso avanti, proprio sulla linea del traguardo, scacciando fantasmi che per una volta, nonostante qualche sofferenza di troppo, non meritava di vedersi comparire alle spalle. La Vecchia Signora c'è, è viva e urla la sua presenza, con la forza di una squadra composta da uomini veri che sanno esserci l'uno per l'altro, senza badare troppo a nomi e ruoli. E se non è una ricetta vincente questa, quale può esserlo?