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Piccolo gioco: prendete tutto ciò che di buono è stato detto e scritto su Alvaro Morata e rinnovatelo con la prestazione di questa sera. Del resto, perché cambiare registro? Quello utilizzato dal centravanti spagnolo non sarà mai così vivido, così imponente, così perfetto. Ha fatto gol, Morata, un dito della 'maxi manita' rossa ai tedeschi (6-0 alla fine, con tripletta di Ferran Torres). E l'ha fatto con la Spagna, quella maglia con cui non riusciva a sbloccarsi di fatto da un anno: prima del gran colpo di testa alla Germania e a Manuel Neuer, era arrivato un sigillo ininfluente nel 7-0 della Roja contro Malta. Ora è a 18 reti in 36 partite: festeggia ogni due match. Avrebbe meritato pure quello (ingiustamente) annullato: peccato che, proprio stasera, il Var non fosse in funzione...

CHE MOMENTO - E quant'è riduttivo parlare delle singole marcature. E quant'è bello vedere i fondamentali in cui è cresciuto, specialmente nel dialogo con i compagni e nella qualità palla al piede: ai tifosi resterà a lungo impressa la 'veronica' su Werner, la candida naturalezza con cui ha costruito un pezzo d'arte calcistica. Cosa vuol dire tutto questo? Che è sempre la testa a far muovere i piedi, a dare la dimensione delle imprese che si possono compiere. Perché di questo parliamo: di una vera impresa. Solo Morata poteva immaginare e realizzare una ri-partenza del genere. A prescindere dai gol. Per fortuna, pure con i gol.