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Per una sera Matias Soulé e Samuel Iling-junior hanno svestito l’uniforme da scolaretti per indossare quella di insegnanti. Dalla cartella hanno tirato fuori tutto quello che hanno imparato in prima squadra, lo hanno messo a disposizione – con umiltà, e non calato dall’alto -, dei compagni, hanno lottato con loro, spalla a spalla, e non da una posizione privilegiata, per prendersi le luci della ribalta. Sotto gli occhi attenti di Massimiliano Allegri e Danilo, presenti in tribuna, hanno dato prova di carattere e maturità, un segnale importante, a chi li osserva e a tutti i giovani del settore giovanile bianconero.
 
Non è solo una questione di prestazione. Anzi, è molto più della prestazione, nel complesso buono anche se altalenante. Soulé si è caricato sulle spalle il peso del gioco bianconero, smistando palloni a destra e sinistra o imbucando in mezzo alle linee vicentine. A volte ne è risultato schiacciato, altre ha illuminato l’Allianz Stadium. L’esterno inglese, invece, con un’ingenuità ha regalato un calcio di punizione che il Vicenza ha trasformato in gol; pochi minuti più tardi, sua la rete del pari, in mezzo tante sgroppate sul binario di sinistra.
 
Ma come dicevamo non è questione di prestazione. E’ questione di scendere e salire, prima squadra-Next Gen e poi ancora su e giù, e farlo sempre con il giusto atteggiamento. Quello di chi si mette in gioco, a disposizione, che sia mister Brambilla o Allegri a chiederlo. Un messaggio a tutto l’ambiente: per chi vuole crescere il percorso è questo, e va affrontato così. La prestazione non è sempre l’unica cosa che conta, l’atteggiamento sì. Bravi ragazzi, al di là del risultato.