commenta
Nel celebre monologo scritto da William Shakespeare, Amleto si interrogava sulla natura umana chiedendosi: “Essere o non essere, questo è il problema”. Noi ci occupiamo di cose decisamente più frivole – “la cosa più importante delle cose meno importanti”, per dirla alla Sacchi -, ma ci permettiamo di prendere in prestito la struttura dell’incipit del monologo che ha fatto la storia della letteratura. Il risultato sportivo o la crescita dei giovani? È questo il problema. Il problema su cosa concentrarsi quando si giudica la stagione della seconda squadra della Juventus che, da quest’anno, ha preso il nome di Next Gen.
 
Inutile appiccicare addosso ad uno dei due macro argomenti l’etichetta con la priorità, meglio vederli nel loro complesso. Mai come in questa stagione, la Juventus Next Gen ha assolto al suo compito di ponte con la Prima squadra, mai come in questa stagione si sono visti i frutti del progetto, una fluidità tra le due compagini che ha rappresentato uno dei pochi aspetti positivi di quest’anno. Una fluidità che, allo stesso tempo, ha reso difficoltoso il lavoro dell’allenatore Massimo Brambilla. Pesa l’esclusione dai playoff, mentre ha fatto sognare il percorso in Coppa Italia fermatosi solo in finale, contro il Vicenza.
 
Una squadra particolarmente giovane, mai così giovane, chiamata a fare risultato in un campionato delicato e complicato come la Serie C. Alti e bassi hanno accompagnato tutta la stagione, tra i singoli c’è chi si è messo in mostra e chi, invece, ha fatto peggio. Di seguito scendiamo nei dettagli con i singoli.
 
TOP – La fluidità di cui si è parlato prima fa sì che nei top e flop della stagione della Next Gen ricompaiano nomi già fatti nell’articolo dedicato alla Primavera. È il caso, per esempio, di Dean Huijsen. Classe 2005, da gennaio è entrato nei ranghi della compagine di Brambilla per diventare un titolare fisso. No, non ha patito l’impatto con il calcio professionistico e si è messo in mostra da protagonista. Highlight della sua stagione è il gol dalla distanza segnato in semifinale di Coppa Italia contro il Foggia. Tra i calciatori maggiormente valorizzati c’è sicuramente Nikola Sekulov: è cresciuto, ha un “motore diverso” e l’ha dimostrato nell’ultima parte della stagione. Un altro calciatore evidentemente migliorato è Alessandro Sersanti, primo per minutaggio, colonna della Next Gen. Corsa e quantità a servizio della squadra, fuori dai riflettori ma perfettamente dentro i meccanismi della squadra. Tra i migliori, per continuità di rendimento, finisce anche Alessandro Riccio. Accompagnato per mano dal più esperto Poli, ha imparato a camminare da solo e farsi leader della retroguardia. Infine, con 6 gol e 4 assist, buona anche la stagione di Mattia Compagnon che ha confermato il trend di crescita. Negli ultimi tempi è stato penalizzato dal passaggio al 3-5-1-1, ma la qualità ci sono e sono evidenti.
 
BONUS – No, non ce li siamo dimenticati. Una menzione a parte meritano coloro che hanno fatto, più o meno saldamente, il salto in prima squadra: Barrenechea, Iling-Junior e Barbieri. Hanno saputo sfruttare le occasioni che si sono presentate e si sono messi in mostra. L’immediato futuro, per qualcuno, potrebbe essere lontano dalla Continassa, ma la strada tracciata porta ad una carriera di ottimo livello. Menzione speciale, poi, va anche all’altro over non ancora citato, Simone Iocolano. Fino al brutto e sfortunato infortunio al ginocchio uno dei migliori, per impegno e disponibilità verso i compagni meritava i riflettori dello Stadium, di certo non meritava che finisse così la stagione.
 
FLOP – La prima menzione va a Gabriele Mulazzi. Occorre fare una riflessione: chi scrive è tra i maggiori sostenitori dell’esterno classe 2003 ed è convinto che potrà essere un giocatore da prima squadra in tempi brevi. Quest’anno, però, ha patito il salto e si è visto. Intendiamoci, inserirlo tra i peggiori è una forzatura, ma il gap tra aspettative e quanto si è effettivamente visto in campo è ampio. Bocciato, invece, Felix Nzouango. Non ha convinto quando è stato messo in campo da Brambilla e, ugualmente, non ha convinto quando è tornato in Primavera. Sembra essere dello stesso avviso la dirigenza che è orientata verso il non rinnovare il contratto in scadenza il 30 giugno. Diversi problemi fisici, un solo gol a referto e aspettative che si porta dietro dalla Primavera che sembrano sgonfiarsi: tra i peggiori della stagione finisce anche Marco Da Graca. Per finire, inseriamo Nicolò Cudrig. Di lui si parla un gran bene dalle parti di Vinovo, ma troppo spesso quello che si è visto in campo non è coinciso con le potenzialità mostrate in allenamento.