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L'edizione odierna de Il Mattino pubblica alcuni stralci del ricorso di trentadue pagine presentato dagli avvocati del Napoli, Enrico Lubrano e Mattia Grassani, contro la decisione di assegnare la vittoria alla Juventus dopo la mancata disputa della partita. Per quel match, gli azzurri inoltre sono stati penalizzati di un punto. 

CAUSA DI FORZA MAGGIORE -
"Una causa di forza maggiore che è stata preclusione alla trasferta, è intervenuta già il giorno prima della partita", si legge nelle motivazioni del ricorso. Scrive il quotidiano: "In pratica, ed è questo il punto chiave, il successivo provvedimento del 4 ottobre aveva carattere solo confermativo e non di primo provvedimento di preclusione alla trasferta. Non è un dettaglio di poco conto". Il Napoli pertanto chiarisce la disdetta a tamponi e voli: è vero ed è stato fatto, ma tutto in tempo per riattivare il naturale processo nel caso in cui fosse arrivato l'okay alla trasferta in bolla. Cioè se la squadra avesse avuto il tempo di fare i test a Napoli e arrivare in tempo utile allo stadio. 

L'ATTACCO AL GIUDICE - Nel ricorso, c'è un attacco importante al presidente della Corte d'Appello, Sandulli. "E poi c’è l’affondo contro le motivazioni del giudice sportivo e della Corte d’appello perché, scrivono i due avvocati nel ricorso, non c’è una «benché minima prova» di una condotta in malafede del Napoli - si legge sul quotidiano -. In pratica la condanna in primo e secondo grado violano i principi cardine del giusto processo: la presunzione di buona fede e il principio del “in dubbio, pro reo”. Qui, sarebbe avvenuto il contrario. Perché non c’è movente o interesse della società a non giocare la gara". Infine, il Napoli sostiene che anche se la squadra avesse ignorato il divieto e fosse partita, sarebbe stata raggiunta dal secondo provvedimento delle 14.13. A quel punto, cosa sarebbe successo? "O saremmo dovuti rientrare a Napoli o saremmo dovuti restare in isolamento in hotel a Torino". A prescindere, per loro, non si sarebbe giocato.