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C'è una frase meravigliosa che anticipa le motivazioni della sentenza: il fine ultimo dell'ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo. E tutto questo "non è stato rispettato" dal Napoli. Partiamo da qui, dalla base che ha poi scaturito la conferma del 3-0 in favore della Juventus e del punto di penalizzazione che ancora assilla la classifica degli azzurri. Giorni di dibattiti rivelatisi inutili, ora la palla passa nuovamente all'avvocato Grassani che ricorrerà all'ultimo grado di appello della giustizia sportiva, ovvero il tribunale del Coni. 

LE MOTIVAZIONI - Andiamo dentro la sentenza. Di primo impatto, emerge la gravità del comportamento di De Laurentiis e del suo club ben prima della decisione di non partire per Torino: atteggiamenti e parole che hanno preceduto il giorno della gara sono stati ritenuti parti di un "alibi per non giocare quella partita". Nulla è dipeso da una causa di forza maggiore, è stata pertanto una "scelta volontaria, se non addirittura preordinata, della Società ricorrente". Il Napoli ha perciò creato le condizioni per non partire, "orientando il proprio programma allo scopo di commettere il reato o prepararsi una scusa". La prima prova? La nota dell'ASL Napoli 1, risalente al 2 ottobre (la gara era il 4, ndr): " “Con tale atto, in risposta alla mail in pari data del detto Responsabile sanitario, relativa alla positività di due dipendenti della Soc. Napoli veniva comunicato, in maniera chiara e inequivocabile, che “la responsabilità nell’attuare i protocolli previsti dalla FIGC per il contenimento dell’epidemia da COVID- 19 in capo alla Soc. Napoli e pertanto quest’Azienda non ha alcuna competenza’”. Perché una squadra, che teoricamente è ben consapevole del contenuto del Protocollo, deve chiedere lumi sull'applicazione all'autorità sanitaria? "Difficile da comprendere", spiega la sentenza. Che sottolinea come questo sia un altro elemento che inchiodi ADL e la sua volontà di "preordinarsi una giustificazione". 

I TAMPONI ANNULLATI - Nonostante i tanti tentativi, con più ASL della città campana, "non emerge l'esistenza di un impedimento oggettivo per la Società ricorrente di disputare l'incontro". Emergono invece altre prove della decisione presa a priori dal Napoli: dalle richieste di chiarimenti sulla situazione alla cancellazione - questo fondamentale - del volo charter in programma per la sera. Non solo: il Napoli ha annullato la prenotazione dei tamponi che avrebbero dovuto effettuarsi, stando al Protocollo, nella giornata di svolgimento della gara. Tutto antecedente alla presunta causa di forza maggiore, ossia alla decisione dell'ASL di trattenerli in Campania. 

LA DIFESA - Il Napoli ha provato a difendersi sul suo territorio, spiegando come le numerose interlocuzioni con l'ASL territoriale siano state semplicemente volte ad ottenere l'autorizzazione per il volo in direzione Torino, puntando tutto sulla supremazia dell'autorità sanitaria locale sul protocollo privato della Federazione. A 'sconfiggere' l'ultima memoria difensiva di Grassani è stato lo stesso protocollo: alla base del patto tra Governo e Serie A, "la motivazione posta a fondamento dei Protocolli federali in tema di gestione delle gare e degli allenamenti delle squadre professionistiche di calcio in tempo di COVID-19, ovvero quella di consentire, seppure nella criticità della situazione determinata dall’emergenza sanitaria, di svolgere e portare a termine il Campionato di Calcio di Serie A". Il Napoli ha provato inoltre a contestare il momento storico in cui è stato rivisto il protocollo: per loro era un documento firmato quando la situazione era sotto controllo, non come adesso. Non è bastato.