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E adesso? Eh, adesso. Adesso c'è da rimboccarsi le maniche, mentre tutto intorno inizia a prendere un colore particolare, non esattamente tenue. La Juve continua la sua crisi, anzi l'acuisce: è la seconda sconfitta in tutta la stagione eppure sembra che i bianconeri ne abbiano portate a casa diverse. E' la debolezza dei pareggi, è questa forza d'autosabotaggio che lega tutto il resto. La Juve è una squadra non solo scarica, ma pure dannosa per lo stesso motivo. 


Cosa lascia l'esperienza di Riad


Se c'è una partita che può insegnarci esattamente l'andazzo di questa stagione, eccola qui, eccola forte: Milan-Juve dà una dimensione estremamente chiara di tutto quello che è questo gruppo. Giovanissimo, e perciò incerto. Potenzialmente forte, ma tra l'esserlo e il poter esserlo balla un mare di differenza. 

L'esperienza di Riad lascia in dote una presa di posizione fortissima dell'ambiente, che deve farsi pure della dirigenza e di Thiago Motta. Semplicemente, bisogna ammettere che ci sia un problema. E' sempre il primo passo per risolverlo, che poi diventa fondamentale per non perdere terreno, per non mangiare la polvere. 

Non troverete una riga sulla tattica, qui. Non troverete una riga sui cambi, sulla gestione di Thiago, sull'inefficacia di Vlahovic, sulle difficoltà strutturali. C'è solo un termine per determinare il tutto: è autosabotaggio. Ed è tipico di una squadra senza una forte e chiara identità, fragile mentalmente. Di chi è la colpa? Non conta. Come risolvere tutto: questo è ciò che ha realmente importanza.