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Marcello Lippi, commissario tecnico campione del mondo nel 2006, ha parlato di Antonio Conte e Gennaro Gattuso alla Gazzetta dello Sport: “Da giocatori erano due trascinatori, in campo e negli allenamenti. Due esempi continui per i compagni. E non soltanto generosi, grintosi, aggressivi. Avevano acume tattico e aiutavano a organizzare il gioco. Se si capiva che sarebbero diventati tecnici? Indirettamente. Con quelle doti tecniche, tattiche e umane sarebbero riusciti in qualsiasi campo avessero deciso di impegnarsi. Cosa che gli ho detto quando hanno smesso: “Vedrai che avrai successo”…”.

IN CAMPO - "Cattivo nessuno. Tra i primi al mondo nel loro ruolo per carattere, grinta, coraggio. Rino era più bravo in interdizione anche se non disdegnava l’impostazione. Mentre Antonio attaccava gli spazi con e senza palla, chiudeva l’azione e segnava di testa e in acrobazia. Conte in vantaggio nella classifica della sfortuna? In effetti è stato tormentato da qualche incidente. Ricordo quello nella finale Champions ‘96 a Roma: costretto a uscire nel primo tempo (al 44’ per Jugovic, ndr), si perse la possibilità di godersi quella gioia che avrebbe meritato". ZIDANE E CONTE - “La loro dedizione totale, il mettersi a disposizione della squadra. Poi, beh, c’è Rino che dopo la finale di Berlino mi prende per il collo, mi strattona e mi urla ‘se te ne vai ti ammazzo’, convinto, dimostrandomi così il suo affetto calcistico. E c’è un episodio particolare che riguarda Antonio e Zidane. Antonio cerca un dribbling a centrocampo e perde la palla, mettendo in pericolo la nostra porta. Un avversario è ripartito a sinistra e si sta avvicinando. Allora Zidane comincia a rincorrerlo e, prima che entri in area, gli toglie la palla. A fine partita, Antonio viene e mi fa: “Mister, ma si rende conto che io ho perso la palla e Zidane è andato a recuperarla per me? Dovrebbe essere il contrario”. Rende l’idea di quella Juve”.