COME SI SCOPRE IL TALENTO - "Studiandolo da vicino. I dati sono importanti e io sono il primo a guardare ore e ore di video, ma il riscontro del campo è imprescindibile. Inoltre è fondamentale l'incontro con il ragazzo e la sua famiglia, è importante capire che carattere ha, l'interazione con gli adulti, il contesto nel quale vive".
VLAHOVIC - "Per me è stato fantastico avere un ruolo nella trattativa che ha portato Vlahovic alla Juve. Avevo lavorato molto dietro le quinte e fatti tantissimi viaggi per costruire un rapporto con lui e con i suoi agenti con i quali non avevamo mai avuto a che fare prima; ma grazie a quelle interazioni quando c'è stata la possibilità di prendere Dusan nel mercato di gennaio eravamo pronti a chiuderlo".
WEAH - "Ci siamo presi un bel rischio, perché lo conoscevamo da quando faceva l'attaccante nelle giovanili del Psg ma non era molto tempo che giocava da esterno di difensivo. In realtà ci ha convinto un anno fa quando Fonseca gli ha cambiato ruolo, il suo caso conferma l'importanza di continuare a osservare i giocatori anche a livello di prime squadre; durante la sosta invernale per l'ultimo Mondiale siamo andati in giro per tutta Europa a vedere le amichevoli del Lille".
BELLINGHAM - "E' il grande rimpianto. Nel 2019 ci siamo stati vicini: avevo conosciuto lui e la sua famiglia, ma il ragazzo ha deciso di continuare il suo percorso di crescita al Birmingham".
HAALAND - "Siamo stati davvero a un passo da Erling Haaland. Novembre 2017, io ero arrivato quattro mesi fa quello del norvegese è stato uno dei primi contatti che ho stretto alla Juve. Ce l'avevo in mano, l'idea era quella di prenderlo per la Primavera ma l'operazione era considerata troppo onerosa per il vivaio. A quei tempi faceva ancora la panchina al Molde, ma in poche settimane iniziò a giocare e segnare, così andarono tutti su di lui. Molti scout vivono queste situazioni come frustranti, ma lavorando a stretto contatto con la dirigenza ho capito che sono inevitabili; resta però la consapevolezza di aver lavorato bene".