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C’è un dato che emerge nelle ultime ore e non è per nulla banale, anzi. Lo riporta il Corriere dello Sport questa mattina: “il giocatore cresciuto nella NextGen bianconera avrebbe detto la verità, le sue ricostruzioni coincidono con gli elementi raccolti.”. Quindi, questo vuol dire che Nicolò Fagioli ha sì scommesso sul calcio, ma senza mai scommettere sulla Juventus. Anche questo un dato per nulla banale. A livello di significati ma anche e soprattutto di giustizia sportiva e squalifiche.
 
La storiaccia ha inizio il 23 maggio con la porta che bussa a Piacenza e le forze dell’ordine che chiedono di parlare con Fagioli. Parte tutto da un’indagine della Procura di Torino su un giro di scommesse illegali e l’incontro tra un soggetto monitorato dai pm e il giocatore della Juve. Il primo sospetto è quello del tentativo di estorsione: niente di tutto ciò.
 
Fagioli racconta il proprio problema di ludopatia, prima alla Procura della Repubblica e poi a quella della Figc. Ammette di aver scommesso e di averlo fatto anche sul calcio, ma mai sulla Juve.  Tutto ciò adesso è dimostrato e riscontrato anche dall’analisi dei dispositivi elettronici utilizzati per scommettere. Accetta, poi, di farsi curare: “Nicolò ne parla in famiglia, chiede consiglio agli specialisti della Juve e già in estate sceglie di affidarsi al professor Jarre, un luminare delle patologie da dipendenza che tuttora visita una volta a settimana, inserito in un progetto di Dipartimento Patologia delle dipendenze dell’ASL TO3. Le sue finanze ora vengono gestite da un amministratore e da mesi è in cammino per guarire dal disturbo patologico del gioco d’azzardo, anche se a breve dovrà fermarsi per una inevitabile squalifica”.
 
Sono le battute finali, per quel che riguarda la giustizia sportiva, di questa brutta storia. Si va verso il patteggiamento tra il procuratore Chiné e i legali del calciatore. Da definire le tempistiche - intorno agli 8 mesi -, ma una cosa appare scontata: in campo, Fagioli si rivedrà solo dall’inizio della prossima stagione.