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Si ricomincia, bamboli e bambole. Col viatico dei 3 punti di Verona, guadagnati all'ultimo sussulto, costrettivi dalla strenua opposizione dei clivensi e da un arbitro inadeguato ed irritante, la Juve sbarca nel catino dell' Allianz per dare il via alle danze.

Pare l'invito ad una festa, al ritrovo di vecchi amici salutati sul far dell'estate, ad un curioso riappropriarsi della casa comune, ognuno al posto assegnato. Ma non è affatto così: forse in superficie per i più sbrigativi. L'happening di sabato tardo pomeriggio si configura come il passaggio epocale da una Juve “fatta in casa”, espressione italiana più che internazionale, ad una realtà trasnazionale che ha come sede Torino, ma che si proietta verso tutto ciò che è “outdoor”. E' la lettura di una società che si spinge agli estremi confini, per essere presente sempre, comunque e dovunque.

Pare che i diretti interessati al nuovo “prodotto” abbiano capito il concetto molto meglio e molto prima degli “addetti ai lavori”, se è vero che in piazza Vittorio il saluto a CR7 sia così eloquente: “Bene, dimentica tutto e ricomincia. Della serie: quello che è passato non macina più, ora sei dei “nostri” e conta solo il domani. Che cosa sarebbe l'esordio della Juventus in casa, senza Cristiano Ronaldo? Attenzione, però. Che cosa altrettanto sarebbe, senza Cancelo, Sczcesny in porta, Douglas e Berna in alternanza e Dybala eterno incompiuto (o forse no?), Marione che spacca?

Gli umori dei tifosi si concentrano da giorni e giorni sul ritorno del transfuga, novello Celestino V° che dopo il gran rifiuto, a differenza del monaco condannato da Dante, ha riflettuto sulla maggiore morbidezza degli sgabelli bianconeri, rispetto ai divani milanisti ed è tornato indietro. Come sarà accolto? Consegno l'ardua sentenza alla curva sud, laddove le situazioni si attaccano alle dita.

Il Pipita dov'è? Chissà quanti juventini si presenteranno ai tornelli con indosso il suo 9, sottolineando la nostalgia. E Gigi? Altra spruzzatona di “ricerca del tempo perduto” e di consapevolezza che si partecipa ad una vigorosa voltata di pagina. E Marchisio saluterà, glielo consentiranno, sarà opportuno fargli ammainare la bandiera nello stadio che lo ha visto dare il meglio e ricevere il peggiore schiaffo dal destino, non potendosi più risollevare?

Non mi si dica che tutto questo non ha il senso di un nuovo corso, di una storia da scrivere, partendo dalla gara contro la Lazio. Già, ci sono anche i biancocelesti e non è un particolare di poco conto. Non sono un corollario e sarebbe bene ricordare i metri e metri di filo da torcere che ci hanno consegnato in mano negli ultimi anni. C'è un certo Milinkovic-Savic, oggetto di mille desideri, di là dal campo, occhio.

Inizia una nuova era in casa Juve, come solo la Juve sa fare: evoluzione per continuare a primeggiare. Stavolta però il profumo è quello dei rivolgimenti e forse a qualcuno di noi, in un futuro prossimo o remoto, verrà voglia di esclamare: “io c'ero”.