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6 reti in 3 partite, 2 in meno di Milan e Inter ma soprattutto 2 in più rispetto alle prime 3 giornate della scorsa stagione. La Juve ha dato il via a questa annata con un passo diverso anche in zona gol, pur con gli stessi attaccanti considerando che il mercato non ha arricchito il reparto di nessun volto nuovo. Un buon segnale, secondo La Gazzetta dello Sport, che riflette sul fatto che il segreto, evidentemente, non sta negli uomini e nemmeno nel sistema tattico (il solito 3-5-2), ma nell'atteggiamento più offensivo della squadra, che gioca più alta, si rende più pericolosa ed è decisamente più aggressiva. Le 6 reti in 3 partite, inoltre, sono il miglior risultato dell'Allegri bis e il terzo in assoluto dell'era Max: solo due volte con lui la Juve aveva avuto un inizio più prolifico (7 gol nel 2017-18, con un Paulo Dybala in grande spolvero, e 10 nel 2018-19 con il neo arrivato Cristiano Ronaldo).

Ma a far riflettere è anche un altro aspetto, ovvero che gli artefici di questo cambio di passo sono sostanzialmente due, ovvero Dusan Vlahovic e Federico Chiesa, che sembrano finalmente tornati in buone condizioni anche dal punto di vista fisico. La coppia, insomma, è quella giusta, destinata con tutta probabilità a partire dal primo minuto per tutti i mesi a venire. E a questo punto sorge un altro interrogativo: che cosa ne sarà adesso di Arek Milik e Moise Kean, due giocatori che - vista la situazione della Juve, esclusa dalle coppe europee - non possono nemmeno sperare in un turnover per trovare spazio in alternanza ai titolari, tra un impegno e l'altro? La sensazione è che per loro sarà fondamentale sfruttare ogni occasione, per mettersi in mostra e provare a convincere Massimiliano Allegri a puntare su di loro, almeno di tanto in tanto. Un'impresa non semplice, come non facile sarà il compito dello stesso tecnico, chiamato a mantenere un equilibrio tra il desiderio - più che legittimo - di tutti i suoi attaccanti di scendere in campo e la necessità di dare il giusto spazio ai cosiddetti "big".