Questo particolare azzera o sminuisce gran parte dei dubbi e delle certezze che da molto tempo aleggiano attorno a Dusan. “Torna poco”, “Non sa stoppare il pallone”, “Sbaglia i movimenti” ecc. Nel calcio moderno centimetri e frazioni di secondi fanno la differenza. Non si dovrebbe, forse, mettere in campo chi è al cento per cento? Vedi un Di Maria, troppo spesso a mezzo servizio, eppure schierato lo stesso con risultati non certo brillanti.
La pubalgia, si sa, è la bestia nera dei calciatori. Persiste a lungo, scompare per poco e riappare. Quando sembra sconfitta risorge. Proprio questo suo andamento subdolo incide anche psicologicamente. Bisognerebbe tenere il paziente fermo a lungo ai box, ma così non è avvenuto con Vlahovic. Qualche cura per tenere a bada i sintomi e poi in campo, spesso, anche lui, a mezzo servizio.
Sorge, quindi, spontanea una domanda: lo abbiamo mai visto giocare in perfette condizioni? Probabilmente no o molto poco. Quasi sempre “sotto palliativi”, molto spesso limitato, anche mentalmente e non solo atleticamente. Stiamo, quindi, parlando di un giocatore che ancora non si è espresso del tutto e che avrebbe bisogno di tempo per guarire.
Per quel che riguarda il mercato, poi, chi sarebbe disposto a comprare un convalescente?
Tutte le ipotesi di clamorosi e ricchi trasferimenti sembrerebbero, dunque, tramontare e l'anno di transizione verso un assetto più sicuro, con un gioco accettabile, potrebbe servire a dar tempo a Vlahovic di guarire. Per questo si cerca, comunque, un altro centravanti.