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Sembrava smarrito e invece c'è: è tornato, sicuro dei suoi mezzi e pronto alla settima partita da titolare, la seconda di fila in Champions League. Federico Bernardeschi è in fiducia: la partita di domenica sera contro la Roma è stata un'altra conferma per lui, applaudito dallo Stadium dopo stagioni complicate, in cui sembrava difficilmente collocabile e finiva spesso per essere contestato da parte dei tifosi. Nel big match di Serie A il numero 20 della Juventus non si è limitato al "compitino": al tiro con sempre maggior frequenza, ha più volte "rischiato la giocata" provando - e quasi azzeccando - perfino una rovesciata. 
Merito di Allegri? Difficile pensare il contrario. Come riflette l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport, anche in questo inizio di stagione il tecnico livornese sta dimostrando di essere in grado di ridare sicurezze ai suoi grazie all'organizzazione di squadra, ma appellandosi anche allo spirito e alle cose semplici: un passo alla volta per ritrovare fiducia, insomma, dall'allenamento alla partita, secondo una strategia che - non a caso - ha già dato i suoi frutti anche su un giocatore come Mattia De Sciglio, che da esubero è diventato una pedina fondamentale nella vittoria sulla Roma. 
Per spiegare la "rinascita" di Bernardeschi non può bastare nemmeno un discorso tattico, se è vero che quest'anno il classe 1994 ha ricoperto diversi ruoli, giocando ora da mezzala, ora da centrocampista esterno, persino da "falso nueve": rinfrancato in estate anche dalla vittoria azzurra, l'ex Fiorentina è sempre stato considerato importante per quest'anno, in attesa di capire come evolveranno le trattative per il rinnovo. Finora la psicologia "allegriana" sembra aver funzionato. Domani, contro lo Zenit, un altro banco di prova.