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In una serata come questa è come se la Juventus si mettesse di fronte allo specchio e ritrovasse tutti i pregi e i difetti che l’hanno accompagnata in questa stagione travagliata, o se vogliamo folcloristica.
 
La Juve si guarda e ritrova il cuore e l’atteggiamento che l’hanno portata a giocare questa semifinale. Sì, perché al netto di tutto una cosa va detta: questa squadra, anche nei momenti più difficili, anche nei momenti peggiori, non ha mai disonorato la maglia che indossa. Ha dato tutto, il problema è quel tutto è al di sotto delle aspettative. Anche questa sera, fino all’ultimo, i giocatori bianconeri hanno buttato in campo le ultime energie residue, ma non è bastato. E non è bastato contro una squadra che sì, sarà anche una specialista della competizione, ma fino all’altro ieri lottava per non retrocedere e, beffa del destino, a segnare sono stati due calciatori scartati dal campionato italiano.
 
Torniamo allo specchio. Dopo i pregi, la Juventus rivede tutti i difetti. E’ come quando sei sul divano con il plaid, lo giri e lo rigiri, ma la coperta, da una parte o dall’altra, è sempre troppo corta. Una volta è la difesa a sbagliare, un’altra, come questa sera, è l’attacco a sprecare troppo. Una volta sono i giovani a tenere in piedi la baracca, un’altra volta sono i veterani a tenere botta. Una volta manca qualcosa, un’altra volta manca ancora qualcosa.
 
Così non va. Difficile, questa sera, affilare la penna e andare duri contro una squadra che, lo ripetiamo, ha dato tutto. Se si alza il punto di vista e si guarda il tutto in prospettiva, però, l’uscita in semifinale contro il Siviglia non si può non etichettare come un fallimento. Grazie ragazzi, ma così non basta.