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Botte da orbi e un'amicizia alla base. Catullo direbbe odi et amo, in realtà quello tra Juve e Inter è una relazione complicata e agevolata soltanto da interessi comuni: far schizzare in altissimo le azioni e l'importanza del calcio italiano. Ecco perché nessuno s'è sorpreso della cena raccontata da Andrea Agnelli tra i vertici bianconeri e quelli nerazzurri. Non s'è parlato di Antonio Conte, né degli attriti tra Marotta e Paratici. Mai di campo: solo di soldi. E anche giustamente. 

PRO - La rivalità non è stata però messa in un angolo: resta il motore che spinge le due squadre a migliorarsi e a venire spesso a patti con se stessi pur di superare l'avversario diretto. Il fatto che Juve e Inter siano tornate a duellare è ovviamente una buona notizia per il calcio italiano e quello mondiale, ma lo è soprattutto per il club di Torino: serviva specialmente alla Juventus avere un guanto di sfida così stimolante, in campo e fuori, utile a far lievitare il movimento (aspettando attestati europei) e in tempo utile per la nuova discussione sui diritti tv, ancora tutti da inquadrare, figuriamoci da vendere. Comunque, solo pungolati si dà il meglio: è un vecchio adagio, vecchio almeno quanto questo dualismo. Che resiste nella storia, ma anche negli uomini.

E TUTTI CONTRO - Sì, perché poi le anime che compongono le due squadre hanno mantenuto una coerenza di fondo: le parti non si sopportano, neanche nelle nuove vite e nei nuovi cicli. I titolo dei giornali spesso parlano delle freddezze sull'asse Milano-Torino: da una parte c'è Marotta, dieta a base d'ormoni nerazzurri quando c'è da difendere la causa interista; dall'altra c'è Paratici, allievo che senza maestro s'è mostrato forse spaesato, di sicuro acerbo come ogni fresco diplomato. Conte e Sarri? Indifferenza. Conte e la Juve? E' un altro discorso: Antonio torna allo Stadium dove non sarà accolto in nessun modo, e sappiamo tutti il motivo. Ma il nodo in gola ci sarà a prescindere: perché casa sua è Torino, e a Torino c'è ancora un pezzo del suo quotidiano. Il tutto, mentre a cena Agnelli e Zhang progettano il futuro del calcio italiano.