RAPPORTI - "Con Antonio il rapporto è cordiale, disteso, come deve essere - le sue parole -. E' vero che sono professionisti, la sfida che lui ha reputato più affascinante è quella di riportare l'Inter a vincere. Conte è stato bandiera e capitano della Juve, ha vinto la Champions e vinto scudetti. Conte è Juventus da questo punto di vista non ho nessun timore di non pensarlo". Almeno a parole, insomma, il presidente cerca di ricucire gli strappi, neanche troppo nascosti, lasciati dall'ex allenatore bianconero nell'estate del 2014, quando lasciò la Juve al secondo giorno di ritiro. I rancori sono lasciati da parte, almeno a parole, ma c'è una domanda alla quale Agnelli non risponde direttamente, ovvero: "Conte è stato chiamato oppure no, una volta deciso l'addio di Allegri: "Noi pensiamo a chi vogliamo, non a chi non vogliamo", la risposta sibillina di Agnelli.
PRESSIONE - Ma non finisce qui. Juve-Inter si giocherà anche a porte chiuse ma Agnelli ha già iniziato a far girare il pallone e al Conte che gioca a nascondino sulla lotta scudetto non crede proprio: "Inter e Lazio hanno rose completamente diverse - dice - , difficilmente paragonabili. L'Inter non ha questa spensieratezza (della Lazio ndr) anche perché con l'arrivo di Conte l'Inter si è caricata dell'obbligo di vincere". C'è poco da giocare a nascondino. Gli investimenti dei nerazzurri e la scelta di un allenatore così vincente sono il chiaro segnale che in casa nerazzurra si sono stancati di guardare la targa alla Signora. Conte non lo dirà, Agnelli lo dice per lui e così prova a stanarlo.