7
Francesco Magnanelli non è la soluzione ad ogni male della Juventus, questo è evidente, al di là dell’ironia che si è scatenata soprattutto dopo l’esordio dei bianconeri a Udine. Non è la soluzione ad ogni male ma il suo contributo è sembrato evidente. Attenzione, però, a vederlo come una contraddizione rispetto alle idee di Massimiliano Allegri. A renderlo chiaro è stato lo stesso tecnico livornese:
 
Quando l’ho allenato gli ho detto sarebbe diventato allenatore. Come Bianco l’anno scorso li ho voluti nello staff perchè danno energia, sono bravi e sono molto contento del suo arrivo come di tutti gli altri. Veniamo da 12 anni dove qualche partita l’abbiamo vinta. Sono fortunato a scegliere buoni collaboratori, devono essere più bravi dell’allenatore. Abbiamo più tempo per lavorare, abbiamo una squadra diversa e l’intelligenza é capire la squadra a disposizione”.
 
La Juve cambia perché Allegri, visti obiettivi e rosa a disposizione, pensa che debba cambiare. E per questa mutazione ha individuato in Magnanelli il giusto collaboratore. Soprattutto, si lavora quotidianamente per aumentare ritmi e intensità, per far sì che la Juventus non si schiacci nella propria metà campo ma, anzi, alzi il baricentro e aggredisca gli avversari nelle loro zone di campo.
 
A confermare tutto questo, le indicazione che dalla panchina, durante Empoli-Juve, sono arrivate proprio da Magnanelli. A raccontarlo è stato Giovanni Barsotti, bordocampista di Dazn: “Chiede con frequenza ai singoli di stare più alti, più aggressivi, più pronti sul primo possesso avversario. In particolare a Locatelli (nel primo tempo spesso altissimo) e Cambiaso (che a volte tende a schiacciarsi)”.