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Cresciuto in Argentina, esploso nel Central e che proprio prima o poi tornerà per chiudere la carriera. Di María è amore, passione ed emozione del calcio, ma soprattutto è tifoso del Central fino al midollo. Cresciuto tra campi e tra quelle terre è diventato grande, fortissimo e decisivo, senza mai cambiare troppo. Un aneddoto sul suo passato lo ricorda oggi Tuttosport, così: "Non è, però, cambiato troppo dai tempi in cui... fingeva di essere un altro. «Giocavo nel Central, i miei amici nel 1° de Mayo, un club de barrio, di quartiere. Io volevo giocare con loro. Un sabato trovai il modo: avrei finto d’essere un altro ragazzo a cui assomigliavo molto. La gente iniziò a gridarmi: “Quello gioca nel Central!”. Fui costretto a mostrare all’arbitro la carta d’identità: del ragazzo che mi somigliava molto, ovviamente! Mi salvai, quella volta. Non quella successiva: stavamo vincendo, avevo segnato 1 o 2 gol e poco prima dell’intervallo l’arbitro mi disse: “Ti hanno denunciato, ti verranno prese le impronte digitali per capire chi sei davvero”. Un paio di minuti e finsi un infortunio: scavalcai la recinzione del campo e corsi via a più non posso»".